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Il Riformista, 1 settembre 2023

“Quando entriamo in un istituto penitenziario, da Nord a Sud, la sensazione è di fare l’ingresso in un lazzaretto. Persone che dovrebbero essere curate - spiegano Giachetti e Bernardini - sono esclusivamente ‘contenute’ e l’unica terapia che si offre loro è quella farmacologica”

“Arrivare ad invocare l’esercito, a fronte della protesta verificatasi ieri sera al carcere Le Vallette di Torino, è assurdo e indice del fatto che anche i sindacati di polizia penitenziaria più moderati come l’Osapp rischiano di perdere il lume della ragione. Il problema del carcere non è ‘solo’ quello della carenza di organico della polizia penitenziaria, ma di uno stato permanente di mancato rispetto delle regole che dovrebbero sovrintendere ad un’esecuzione penale rispettosa della dignità umana e delle finalità proprie di una pena improntata ai principi costituzionali”. Lo scrivono Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino, e Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva.

“Quando entriamo in un istituto penitenziario, da Nord a Sud, la sensazione è di fare l’ingresso in un lazzaretto, in un manicomio per le tante persone con disturbi psichiatrici e/o di dipendenza problematica da sostanze stupefacenti. Persone che dovrebbero essere curate - spiegano Giachetti e Bernardini - sono esclusivamente ‘contenute’ e l’unica terapia che si offre loro è quella farmacologica. Queste migliaia di persone in carcere non possono essere curate e non devono stare in carcere. Poi ci sono tutti gli altri che non sono seguiti nel loro percorso di riabilitazione perché mancano i direttori, gli educatori, gli psicologi, gli assistenti sociali, i mediatori culturali e perché i detenuti sono troppi, con picchi di sovraffollamento impressionanti”.

“Alla ripresa dei lavori parlamentari - annunciano il deputato di Italia Viva e la presidente di Nessuno tocchi Caino - investiremo Parlamento e Governo con le nostre proposte che, al momento, giacciono in Commissione Giustizia proprio mentre la situazione, con il suo portato di suicidi e di morti, richiederebbe, da parte di tutti, un maggiore senso di responsabilità”.