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di Luca Rolandi

Corriere di Torino, 21 gennaio 2024

I santi sociali sono nella storia ma il loro impulso, il loro spirito vivono ancora oggi, lo ha ricordato monsignor Roberto Repole, arcivescovo di Torino, nell’occasione dell’inizio delle celebrazioni per il 160esimo anniversario di Giulia Colbert di Barolo, venerabile dal 2015, unica donna tra i santi sociali. Passato e presente sono stati legati da un filo rosso di bene e solidarietà ben espressa nella presentazione del libro

“E-mail a una professoressa. Come la scuola può battere le mafie”, edizione Effatà, scritto della giornalista de La Voce e il Tempo Marina Lomunno e del frate francescano Giuseppe Giunti, un legame dettato dal tema che ricorda l’aiuto che diede Giulia alle detenute allora e il rapporto difficile tra società e carcere, presente ancora nel mondo attuale. In un tempo lontano una Torino segnata dalla povertà, dal degrado, dalle discriminazioni di classe presenti in quartieri privi del necessario per vivere dignitosamente, Giulia e il marito Tancredi di Barolo compresero, con coraggio e lungimiranza, che il miglioramento delle condizioni materiali degli ultimi non poteva essere disgiunto da un miglioramento delle loro condizioni morali attraverso interventi pedagogici, sociali e politici. Indirizzarono quindi, a proprie spese, buona parte delle loro iniziative all’istituzione di scuole per ragazze povere, di asili infantili per i figli dei lavoratori di scuole professionali dedicate per lo più al mondo femminile.

Alla sua morte, nel 1864, tra le sue volontà vi fu la costituzione dell’Opera Pia Barolo alla quale lasciò l’intero patrimonio di famiglia. “A scuola in carcere” invece il tema di sottofondo del saggio di Lomunno e Giunti presentato grazie alle autorevoli voci di Margherita Oggero, Elena Lombardi Vallauri, direttore della Casa circondariale torinese Lorusso e Cutugno, Emma Avezzù, procuratore dei Minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta, Monica Cristina Gallo, garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino e Arturo Soprano, presidente emerito della Corte d’appello di Torino e membro del cda dell’opera Barolo, moderati dal giornalista Marco Bonatti.

Presente e passato che si giustappongono e si concentrano nella condizione più difficile per una persona, quella della detenzione derivante da un reato e un giudizio di condanna. Voci e riflessioni, volti e storie che nel saggio diventano testimonianze scritte nel saggio dei due autori: esperienze di riscatto a partire dalla scuola scritte da persone che hanno vissuto il carcere, che collaborano con la giustizia e che, grazie all’istruzione, hanno ricostruito la propria esistenza. La scuola senza muri fisici e senza mura culturali. La scuola come principale e indispensabile strumento per sconfiggere la criminalità di stampo mafioso. Pagine importanti per chi si occupa di carcere, ma anche per chi lavora nell’ambito scolastico. Imprescindibili per chi ha in carico minori e persone disagiate. Parlare della vita delle persone detenute nelle strutture di reclusione, degli operatori professionali e volontari che vi lavorano, delle iniziative culturali e delle attività educative all’interno e all’esterno istituti di pena non come approfondimento normativo e distaccato ma realtà di uomini e donne che vivono in una condizione da fare conoscere per dare dignità e rispetto a tutti.