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di Marina Lomunno

Avvenire, 29 giugno 2023

Il Garante chiede chiarezza sul Ferrante Aporti Tante le strutture senza un dirigente. C’è un luogo a Torino che da sempre è specchio del malessere che cova nelle nuove generazioni, soprattutto dei giovani più fragili. È l’Istituto penale minorile, l’Ipm Ferrante Aporti, un microcosmo in cui i disagi dei giovani detenuti, riflette il degrado delle periferie cittadine e l’assenza di senso di tanti adolescenti alienati dall’illusione dei incisi o dalla precarietà della nostra società.

Così l’arcivescovo di Torino, Roberto Repole, durante la sua recente visita all’Ipm richiamava l’urgenza di una “alleanza educativa di tutte le forze in campo per riempire di senso la vita dei nostri giovani, in modi diversi nati fragili”. Un invito che ha ripetuto in cattedrale sabato 24 giugno, festa del patrono di Torino san Giovanni, ricordando che “i dati ci dicono che la popolazione carceraria giovanile cresce. Forse qui dentro c’è un urlo, una richiesta di senso che dobbiamo ascoltare”. Stessa preoccupazione ripresa due giorni fa dai Garanti dei detenuti di Regione, Bruno Mettano, e del Comune, Monica Cristina Gallo, per illustrare alla città, dopo le recenti dimissioni della direttrice Simona Vernaglione, la situazione critica dell’Ipm e la necessità di “tutelare i diritti fondamentali dei giovani detenuti”.

“Il Ferrante Aporti è da sempre un termometro della società e della necessità di ricorrere a una riflessione più complessiva con le politiche sociali, di sicurezza, urbanistiche” ha esordito Mettano. Per l’Ipm di Torino Pnrr ha previsto uno stanziamento di 25,3 milioni, “il più consistente a livello nazionale. Ne siamo lieti ma non sarebbe accettabile che venissero spesi per il contorno rispetto alla sostanza: l’area detentiva, oggi, è in condizioni inaccettabili” hanno denunciato i Garanti. E poi c’è la carenza di personale: agenti penitenziari costretti a turni massacranti, educatori e personale sanitario al lumicino il continuo turnover dei dirigenti impedisce di mettere in campo seri progetti di rieducazione peri minori reclusi, come ha più volte ha ribadito Sirnona Vernaglione già direttrice degli istituti minorili di Torino e di Bari.

Proprio il fatto di essere costretta a dividersi tra i due penitenziari, è stato alla base della “scelta dolorosa” di dimettersi dal Ferrante Aporti. “Apprezziamo l’ottimo lavoro della direttrice in un contesto difficile per essere governato due giorni alla settimana o avendo altri incarichi”, hanno sottolineato i Garanti. Una situazione, quella della carenza di direttori non solo “torinese”: sarebbero 45 i futuri direttori che devono entrare in servizio a settembre e altrettante carceri della penisola al momento “scoperte”.

Nell’Ipm torinese oggi sono 46 i ragazzi reclusi (capienza massima della struttura): per la maggior parte si tratta di minori stranieri non accompagnati ai quali dovrebbe essere offerta l’opportunità di seguire percorsi educativi e di formazione (tra le criticità, la mancanza di posti nelle comunità rieducative) e svolgere attività in vista del reinserimento nella società. Invece, hanno denunciato i garanti, il “vuoto” di progettuali favorisce episodi di violenza in cella e autolesionismo: ben 220 solo nel 2022.

“Condivido in pieno le preoccupazioni dei Garanti” ha commentato Pasquale Ippolito, responsabile formazione professionale per Infocoop Piemonte nell’Ipm e presidente dell’Associazione di volontariato “Aporti Aperte” che opera da anni al Ferrante. “Mancano una visione educativa e figure stabili di riferimento”.