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di Simona Lorenzetti

Corriere della Sera, 3 agosto 2023

Il magistrato Andrea Natale lo ha spiegato durante una lezione in un processo per direttissima, in cui lui stesso ha dato del “tu” all’imputato: “Può servire per la comprensione”.

Si può dare del “tu” a un immigrato se è utile per farsi comprendere, ma bisogna comunque rivolgersi a lui con rispetto. La lezione di buone maniere è quella del giudice Andrea Natale del Tribunale di Torino, che ieri mattina ha celebrato un processo per direttissima nei confronti di un giovane di origini africane di fronte a un pubblico speciale, una trentina di carabinieri che stanno svolgendo un corso di formazione.

Il tema della giornata era legato agli aspetti tecnico-giuridici connessi ai procedimenti che si celebrano per direttissima e per questo i militari hanno partecipato all’udienza. Nel corso della quale il giudice si è rivolto all’imputato dandogli, per l’appunto, del “tu”. A fine processo, il magistrato si è intrattenuto con i carabinieri e ha spiegato: “Avrete notato che io, all’imputato, davo del “tu”. Ovviamente non l’ho fatto per maleducazione, ma soltanto perché in questo caso il “tu” era più funzionale a farsi capire. Quindi, si può dare del “tu” in questo caso, ma l’importante è farlo con rispetto”.

Del resto, il “lei” è una locuzione di cortesia che non si usa in tutte le lingue: non esiste ad esempio nei Paesi anglosassoni e anche in diversi idiomi africani. Per gli immigrati che arrivano in Italia e si confrontano con la nostra grammatica è chiaramente più facile comprendere una domanda o un dialogo dando loro del “tu”. Così come per l’imputato che oggi - 2 agosto - era presente in aula. L’uomo, che alle spalle ha quattro denunce per reati contro il patrimonio, era stato arrestato nelle scorse ore mentre scappava dopo aver rubato cuffiette per cellulare in un ipermercato e aver dato diversi pugni a un vigilante. Il giudice ha convalidato l’arresto, ma lo ha scarcerato dandogli l’obbligo di firma. Una misura che non entrerà in vigore, perché l’imputato ha patteggiato una pena (sospesa) inferiore ai due anni.