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di Elisa Sola

La Repubblica, 23 dicembre 2023

Il presidente della Camera penale di Piemonte e Valle d’Aosta Roberto Capra: “Un traguardo raggiunto in Italia con molto ritardo rispetto ad altri Paesi. Ci sono disegni di legge per abrogarlo, ma sarebbe un errore”. “Tra personale sotto organico, carenza di cure mediche, assenza di educatori, la situazione delle carceri piemontesi è critica. Questo crea terreno fertile per tensioni e contrasti tra detenuti e operatori”.

Roberto Capra, presidente della Camera penale di Piemonte e Valle d’Aosta “Vittorio Chiusano” è parte civile a fianco dei garanti dei detenuti (con l’avvocato Davide Mosso) nel processo a carico dell’ex direttore del carcere Lorusso e Cutugno, Domenico Minervini e dell’ex comandante degli agenti di polizia penitenziaria, Giovanni Battista Alberotanza. Minervini e Alberotanza erano stati accusati di omessa denuncia e favoreggiamento per i presunti reati di tortura commessi in carcere tra aprile 2017 e ottobre 2019.

Alberotanza è stato assolto da tutte le accuse in primo grado, mentre Minervini è stato assolto per l’ipotesi del favoreggiamento ed è stato invece condannato a una multa per l’omessa denuncia. Una cosa in particolare ha a cuore: “Il reato di tortura è una conquista che in Italia è arrivata anni dopo rispetto ad altri Stati ed è imprescindibile mantenerlo perché determina un freno alle condotte violente. Lo dico perché ci sono disegni di legge che vorrebbero rivederlo o abrogarlo”.

Avvocato Capra, ci sono quattro inchieste per torture in una sola Regione: siamo di fronte a “un caso Piemonte”?

“Va premesso che alcune indagini sono ancora in corso e che vale sempre la presunzione di innocenza. Certo, le carceri piemontesi sono in emergenza e questo può essere l’innesco per fare esplodere la tensione”.

Cosa intende per emergenza?

“Gli istituti penitenziari sono sotto organico, non solo di agenti. Non ci sono educatori, per esempio. Abbiamo avuto difficoltà ad avere anche i direttori, ce ne sono alcuni a scavalco tra un carcere e l’altro”.

Da avvocato crede, in generale, che i detenuti siano maltrattati?

“Credo che in Italia siamo assolutamente sotto il livello di adeguatezza nel rispetto dei singoli e dell’uomo”.

La Polizia penitenziaria è formata per avere rapporti con i detenuti, anche a livello umano?

“Ci sono agenti validi e altri insufficienti. Ma si può lavorare molto per migliorare”.

Quindi i poliziotti non hanno una formazione?

“Ce l’hanno, ma le situazioni sono difficili e spesso i profili del controllo del singolo agente si è rivelato carente”.