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di Luigi La Spina

La Stampa, 5 marzo 2023

Un corteo iniziato in modo civile, ma finito nel peggiore dei modi. Le devastazioni senza senso avranno un effetto controproducente. Manifestare è un diritto sancito dalla nostra Costituzione e scendere in piazza contro il 41 bis è del tutto legittimo.

Sia la Corte costituzionale, sia quella europea hanno criticato quella speciale carcerazione, nata in situazioni d’assoluta emergenza e giustificabile solamente in particolarissimi e comprovati casi.

Quando, cioè, ci siano prove sicure di collegamenti tra il carcerato e gruppi malavitosi o pericolosi nemici della nostra democrazia. Ma le devastazioni della città che hanno caratterizzato il corteo di ieri a Torino avranno un effetto sicuramente controproducente per la sorte di Alfredo Cospito, perché sembrano costringere lo Stato a non subire il ricatto della violenza, mantenendo l’anarchico al 41 bis. Sarà probabilmente proprio Cospito, perciò, il primo a rammaricarsi per l’epilogo inaccettabile di una manifestazione che era cominciata in modo civile ed è finita nel peggiore dei modi.

I timori della vigilia per l’appello a gruppi anarchici e insurrezionali di tutt’Europa a partecipare al corteo di Torino non erano purtroppo infondati, come qualcuno aveva affermato nei giorni scorsi. L’impressione era che l’occasione si prestasse non tanto a esprimere solidarietà all’anarchico in sciopero della fame, né a protestare contro il 41 bis, ma allo sfogo di una violenza incontrollata lungo le strade della città.

Così, i peggiori pronostici si sono avverati, con un premeditato piano di battaglia cittadina che non ha avuto nemmeno l’ipocrita giustificazione di provocazioni repressive da parte delle forze dell’ordine. Anzi, l’imponente presenza della polizia e dei carabinieri è riuscita a controllare la manifestazione in modo tale che non si è arrivati a scontri con gravi feriti, come è avvento in tempi passati.

La furia dei partecipanti si è così abbattuta su obiettivi assolutamente non giustificati da alcuna motivazione: vetrine sfasciate, auto distrutte, facciate di palazzi imbrattati, sedi di banche assaltate. Una rincorsa tra le strade del centro cittadino tra manifestanti e chi cercava di fermarli senza senso, se non quello di danneggiare Torino.

Non si capisce davvero come tali atteggiamenti possano indurre un’opinione pubblica, comprensibilmente divisa sull’opportunità di mantenere il 41 bis, ma disposta a riflettere seriamente sulla questione, a propendere per quella soluzione che gli anarchici dichiarano di voler sostenere.

La protesta contro un sistema di carcerazione che si ritiene anticostituzionale e non motivato da condizioni politiche e sociali di vera emergenza pare perciò la vera vittima di tali manifestazioni, perché non solo non viene aiutata a trovare consensi, ma provoca una comprensibile reazione di rigetto che accomuna sia le violenze, sia l’argomento sul quale si è esercitata una presunta e inaccettabile difesa.