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di Cavallito & Lamacchia

La Repubblica, 24 novembre 2023

“Piacevoli Evasioni” è l’evento organizzato dall’Ordine degli Avvocati e dalla direzione del Lorusso e Cutugno. A capitanare le due squadre Alessandro Mecca e Cesare Grandi. Per una volta possiamo scrivere non solo nella nostra veste di critici gastronomici ma anche in quella di avvocati. Ieri presso la Casa Circondariale Lo Russo e Cutugno di Torino, su iniziativa del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino e della direzione del carcere, si è tenuta la manifestazione Piacevoli Evasioni, gara di cucina tra due squadre di detenuti coordinate da Alessandro Mecca, cuoco del Ristorante Al castello di Grinzane Cavour e da Cesare Grandi, cuoco del Ristorante La Limonaia di Torino. Il nostro compito è stato facile, ci siamo accomodati insieme ad alcuni colleghi e ai vertici di Procura, Procura Generale e Corte d’Appello di Torino e abbiamo, come ci capita spesso, mangiato e giudicato i piatti proposti. Recensioni in luogo di reclusione.

Ci complimentiamo con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati per avere organizzato un evento così gioioso in un luogo nel quale, per definizione, si espiano pene. E poiché per fortuna non si buttano via le chiavi, il carcere è per molti un accidente all’interno di una vita che potrà riprendere fuori da queste mura. Non ci stupirà, visti i risultati di cui daremo conto, incontrare nella cucina di un ristorante o di una pasticceria qualcuno dei partecipanti alla gara di ieri. In questo ambiente le occasioni nelle quali i detenuti hanno un contatto con il mondo esterno sono anticipi di libertà, momenti fondamentali per loro, per la loro rieducazione e per la società che li riaccoglierà con minori paure. È stato bello vedere Alessandro Mecca e Cesari Grandi, due grandi cuochi dal cuore generoso, prendere contatto e creare collegamenti con i loro colleghi della scuola del carcere e, soprattutto, con i detenuti e le detenute che fanno parte delle brigate di cucina. Come a dire: voi scontate la pena, magari poi ci si incontra fuori, o dentro le nostre cucine. La cronaca culinaria di un evento così sembrerebbe inutile, se non fosse che gli esiti sono stati alti e, al di sopra delle nostre aspettative. Le scuole di cucina della sezione maschile e femminile del carcere si sono sfidate a colpi di ricette per convincere i giurati della bontà delle loro proposte. Non è importante sapere chi abbia vinto, se la squadra blu delle donne capitanata da Grandi o quella gialla degli uomini capitanata da Mecca perché la vita in reclusione non è masterchef. Ma per deontologia ci piace recensire, ad esempio, la suadenza dell’uovo poché con la fonduta e con la cialda di peperone crusco che donava croccantezza sotto i denti, preparato dalla squadra femminile che ha dimostrato di maneggiare con disinvoltura i giochi di consistenza. O ancora la perfezione del risotto agli spinaci con la grinta agrosalata del limone marocchino, proposto dalla squadra maschile- Davvero un piatto da grande ristorante. Dopo il filetto alla Wellington, Sacher Torte (per la squadra femminile) e piccola pasticceria (per gli uomini) ora siamo ansiosi di partecipare alla seconda edizione, magari con il coinvolgimento di un pubblico esterno che possa tributare a questi cuochi gli applausi che meritano.