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torinoggi.it, 17 settembre 2022

Dopo i recenti episodi di violenza, Monica Gallo interviene sulle condizioni del carcere minorile di Torino: “Non nascondiamo la polvere sotto il tappeto, le istituzioni devono intervenire”.

Dopo il far west dei giorni scorsi, in cui un funzionario della Polizia penitenziaria ci ha rimesso un dito nel tentativo di sedare una rissa, sul carcere minorile Ferrante Aporti interviene la garante dei detenuti del Comune di Torino, invitando a “non nascondere la polvere sotto il tappeto”, ma denunciando “le croniche criticità della situazione”.

Monica Gallo ricorda come “solo negli ultimi dieci mesi sono state effettuate quattro visite ad hoc presso il penitenziario, circostanze durante le quali è stata registrata la consueta disponibilità della Direzione. Ma un profilo di garbate relazioni istituzionali non può consentire di mettere “sotto il tappeto” inefficienze strutturali e inefficaci procedure trattamentali”. La garante dei detenuti auspica “radicali miglioramenti a favore non solo dei ragazzi presenti presso la struttura, ma anche di tutte le figure che si trovano ad operarvi, non ultimi gli agenti che spesso risultano essere quasi coetanei dei ragazzi a loro affidati”.

Monica Gallo sottolinea le degradate condizioni igienico-sanitarie di alcuni bagni comuni, la situazione delle camere di pernottamento e la loro esposizione che con le elevate temperature sono invivibili, le camere dedicate all’ isolamento sanitario e disciplinare a parere del Garante non idonee alla prolungata permanenza dei giovani detenuti. Poi vengono sottolineate “le deficitarie condizioni di acustica dei locali adibiti agli incontri parentali la cui rumorosità è riconducibile alla presenza di rumorose ventole in sottofondo, oltre all’esigua e insufficiente offerta di attività laboratoriali, ricreative e sportive che assume carattere di particolare gravità nel periodo estivo durante il quale i ragazzi sono necessitati al prolungato utilizzo diurno delle camere di pernottamento”.

Ed ancora, si fa notare l’assenza di servizi di accoglienza territoriale in particolare di comunità adeguate che potrebbero sostituire in molti casi il periodo di reclusione. Questo aspetto, già di per sé negativo, sta determinando il trasferimento di alcuni ragazzi in altre Regioni, dotate di tali opportunità, con la conseguenza della mancata applicazione del principio di territorialità nell’esecuzione della pena e del mantenimento delle relazioni affettive, oltre all’utilizzo sistematico dell’isolamento sanitario e disciplinare dei giovani.

“E’ necessario evidenziare inoltre un ulteriore elemento che troppo spesso viene improvvidamente “normalizzato” nel discorso sulla reclusione: l’uso ingente di psicofarmaci”, viene fatto notare dalla garante dei detenuti. “I ragazzi lo segnalano e ci riportano costantemente questi aspetti descrivendone la somministrazione come estremamente diffusa e non soggetta a particolari approfondimenti forniti di natura medica. Le forti perplessità in ordine a questo stato di cose sono state formalmente evidenziate ai responsabili del Ferrante Aporti senza poter registrare alcun riscontro in merito. Tali circostanze, la massiccia somministrazione dei farmaci e la mancata interlocuzione istituzionale, sono state segnalate al Garante Nazionale per le opportune valutazioni”.

“Più voci si sovrappongono nel segnalare che la situazione all’interno del Ferrante Aporti è al limite e la tensione generalizzata, da latente, si sta facendo concreta e violenta”, aggiunge Monica Gallo. “Da oggi le attività formative sono state interrotte, fatto mai successo in vent’anni anni di attività, a causa di un clima che ormai ne impedisce il normale svolgimento. Ma non basta scattare la fotografia di questi giorni per pensare di aver fatto il proprio dovere individuando responsabili e vittime di questi atti. Prima del fotogramma ci sono giorni e mesi di privazione di senso, di asfissia, di solitudini condivise, di vita che abbandona tutte le promesse di futuro e presenta il conto di un presente abitato dalla sofferenza”.

Amara la conclusione della garante dei detenuti del Comune di Torino: “Le istituzioni incaricate di gestire e programmare la privazione della libertà dei ragazzi di questo destino seppur temporaneo dovrebbero lavorare non sull’istante cristallizzato dalla fotografia dell’oggi, ma su questa dimensione esistenziale che può dirci tanto del loro recente passato e soprattutto del loro futuro, facendo sentire loro che esiste, che possono e devono avere il coraggio di pensarlo, un futuro che può fare a meno della polvere accumulata sotto il tappeto”.