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di Carlotta Rocci

La Repubblica, 8 agosto 2023

“Il detenuto deve essere sorvegliato a vista se il sistema di videosorveglianza non funziona”, è l’indicazione dell’asl che da qualche settimana compare sugli ordini di servizio della polizia penitenziaria per la custodia nella settima sezione, il cosiddetto sestante, reparto dove vengono ospitati i detenuti con problemi psichiatrici.

È una conseguenza della carenza dei medici all’interno del carcere torinese, già raccontata sulle pagine di Repubblica dopo le dimissioni del dirigente sanitario e la richiesta di molti sanitari di essere spostati ad altri incarichi, lontani dal penitenziario torinese a causa delle numerose aggressioni subite e per la mancanza di personale penitenziario che garantisca la sicurezza durante i turni servizio. Alcuni hanno chiesto di lasciare il carcere per adulti in favore del minorile, ritenuto meno critico. Negli ultimi giorni hanno lasciato l’incarico anche due dentisti che da anni lavoravano alle Vallette. Il tema è già finito sul tavolo dell’assessore regionale Luigi Icardi e sarà al centro di una serie di incontri già a settembre.

Il sindacato Osapp, però, ha scritto una nuova lettera al presidente della Regione Alberto Cirio e all’assessore alla Sanità, indirizzata anche alla direttrice del carcere e al provveditore regionale, protestando contro le disposizioni che demandano al personale in divisa il controllo dei pazienti psichiatrici che - spiegano - potrebbero avere bisogno di assistenza medica.

“È stato segnalato a questa organizzazione sindacale - si legge nella lettera - che si stanno sfornando a raffica disposizioni di sorveglianza a vista dei detenuti e delle detenute per motivi sanitari. Dette disposizioni non sono in linea con nessuna norma e, anzi, confliggono con l’articolo 42 del Dpr 82 del 1999, che prevede solo una vigilanza sulla collettività dei detenuti di una sezione e non ad personam sul singolo detenuto”.

La notte scorsa, in una delle sezioni del carcere, c’erano cinque detenuti per cui era stata disposta la sorveglianza personale, più del totale degli agenti disponibili in quell’area. In totale - secondo i dati raccolti dal sindacato - sarebbero in tutto otto i detenuti sottoposti a questa disposizione di sorveglianza, per un totale di ventiquattro agenti impegnati nell’arco della giornata.

L’Osapp sottolinea che la polizia penitenziaria non può “fare da body guard ai singoli detenuti 24 ore al giorno” e che “la sorveglianza sanitaria è in capo alle figure professionali preposte dell’Asl competente”. L’Osapp invita a “correggere con immediatezza le disposizioni” perché “la polizia penitenziaria non può essere eletta capro espiatorio di competenze istituzionali altrui”.