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di Elisa Sola

La Stampa, 29 giugno 2024

Al centro clinico del carcere Lorusso e Cutugno un detenuto obeso non può muoversi dalla stanza al terzo piano. Manca anche l’ascensore. Costretto “all’ozio totale” perché pesa 160 chili. Intrappolato da un anno e mezzo in una cella. Prigioniero per la condanna che deve espiare. Prigioniero del suo stesso peso. Dal febbraio del 2023 Antonio Epicoco, 50 anni e 15 ancora da scontare per un omicidio commesso nel Montenegro nel 1998, vive bloccato. Non può alzarsi dalla sedia a rotelle. Non può fare due passi durante l’ora d’aria. Non può vedere nessuno. Vive al terzo piano del centro clinico del Lorusso e Cutugno, insieme ai carcerati come lui che hanno problemi di salute. Un luogo dove non c’è l’ascensore, nemmeno un montacarichi.

L’altro giorno, all’udienza davanti al tribunale di sorveglianza, il suo avvocato difensore Roberto De Sensi ha esclamato: “Signor giudice, qui se c’è un incendio o un terremoto muoiono tutti, non li possono spostare”. Quando Epicoco è entrato alle Vallette, nel 2023, pesava 158 chili. Da alcuni mesi ha superato i 160. È un uomo in trappola.

I suoi legali il quattro giugno hanno chiesto al tribunale di sorveglianza di Torino il rinvio dell’esecuzione della pena o i domiciliari per “gravi problemi di salute”. “È affetto da un quadro pluri patologico, polmonare, metabolico e cardiologico, costantemente collegato con il dispositivo che dispensa l’ossigeno”, la denuncia degli avvocati De Sensi e Cinzia Cavallo, che alla presidente Elena Bonu hanno detto: “Ha bisogno di assistenza per ogni movimento. Di fatto è costretto all’immobilità e all’ozio totale. Non può essere rieducato. Vive in condizioni disumane”.

Il tribunale ha rigettato la richiesta anche perché, sottolinea la giudice, il detenuto peggiora “anche per via di alcune abitudini contro indicate assunte dal soggetto stesso, che non ha interrotto il fumo attivo”. Inoltre Epicoco, che soffre di obesità e patologie correlate dal 2010, per i giudici starebbe meglio in carcere che a casa della madre, dove ha chiesto di andare. Al Lorusso e Cutugno “gli vengono dispensate le cure necessarie”, scrivono. Ma sulla pericolosità della struttura dove tuttora è bloccato l’uomo, è lo stesso tribunale di sorveglianza a bacchettare il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) riguardo a quella che la difesa definisce “una palese violazione della normativa antincendio, non essendo prevista, in caso di forzosa evacuazione, alcuna possibilità di utilizzare vie di fuga”.

Tutti i detenuti malati ristretti qui sarebbero in pericolo in caso di incendio o terremoto. Nessuno li può spostare senza un ascensore. Per il tribunale si tratta di “legittimi dubbi” che “meritano considerazione”. Nell’ordinanza i giudici segnalano la situazione al Dap affinché valuti “l’effettiva sussistenza delle condizioni di sicurezza per garantire, in caso di necessità di evacuazione d’urgenza dell’edificio, l’incolumità di tutti gli occupanti, anche quelli affetti da grave impedimento nella deambulazione” Anche i legali del detenuto obeso hanno scritto al Dap. Non hanno ricevuto risposta.