di Massimo Massenzio
Corriere di Torino, 16 ottobre 2024
In aula parla uno dei detenuti. Aveva segnalato alla Procura e in seguito, con una seconda lettera, ritrattò. “Un agente mi disse “ricordati che hai bisogno di noi”, ritira la denuncia e spiega che ti sei fatto male da solo”. “Me ne hanno fatte di tutti i colori”. È quanto ha detto in tribunale a Torino un detenuto chiamato a testimoniare al processo sui presunti casi di maltrattamento avvenuti fra il 2017 e il 2018 all’interno del carcere delle Vallette. Fra i 22 imputati ci sono numerosi agenti di polizia penitenziaria. L’uomo è un 54enne originario di Alessandria, recluso dal 2014, con alcuni problemi di carattere psicologico.
“Mi avevano sistemato - ha raccontato - in un padiglione “chiuso” perché se devo dividere la cella con un’altra persona mi viene paura e no so il motivo. Subivo atti di violenza tutti i giorni e, in particolare, i due detenuti “lavoranti” della sezione sembravano i cagnolini dei poliziotti. Attraverso lo spioncino gettavano di tutto nella cella, compresa l’urina, per dormire mi spostavo nella zona del bagno. Un giorno tappai il varco con un accappatoio e loro gli diedero fuoco. Gli agenti incolparono me e mi presero a calci e pugni: uno mi schiacciò la mano destra con la scarpa”.
Alle domande delle difese il detenuto ha risposto che dal 2014 “ha cambiato 23 carceri” e ha collezionato una cinquantina di procedimenti disciplinari. Alle Vallette il 54enne restò per circa nove mesi. Segnalò l’episodio alla Procura e in seguito, con una seconda lettera, lo ritrattò. In aula ha giustificato il gesto spiegando che “un agente mi disse “ricordati che hai bisogno di noi”, ritira la denuncia e spiega che ti sei fatto male da solo”.