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di Marina Lomunno

La Voce e il Tempo, 29 marzo 2024

Fra’ Beppe Giunti, francescano conventuale della comunità Madonna della Guardia di Torino, da alcuni anni opera come volontario presso le carceri di Alessandria e di Torino, nella sezione dei collaboratori di giustizia. È appena tornato dalla Bulgaria dove ha partecipato al viaggio di studio sul tema “Capacità e competenza come alternative al carcere” promosso dal progetto cofinanziato dalla Unione Europea Escape Erasmus Ka2.

“Sono stato inserito nella componente italiana del progetto” spiega fra’ Giunti “Tra i partecipanti la Uisp di Alessandria; Silta ong finlandese con sede a Tampere; Orby agency impresa sociale bulgara di Sofia e la fondazione italo-bulgara Courage con sede a Plovdiv”. Si trattava del terzo viaggio di scambio, dopo Finlandia e in Italia. “La realtà carceraria che abbiamo visitato presenta due aspetti apparentemente contraddittori dal nostro punto di vista.

Gli edifici sono dell’epoca del regime comunista, con torrette per le sentinelle, filo spinato, cani da guardia di notte, vigilanza armata e severa” prosegue fra’ Beppe che evidenzia come però le proposte offerte ai detenuti siano molteplici e stimolanti. “La vita è quasi normale, ci sono uno spaccio dove si possono acquistare generi di prima necessità, sono in atto piani rieducativi che collegano scuola e lavoro, come avviene anche in alcune carceri italiane.

Laboratorio di falegnameria, biblioteca, scuola di teatro e anche un gruppo di alcolisti anonimi, il cui riferimento di questa realtà ha sede a Roma. Abbiamo incontrato numerosi operatori e volontari, tra i quali un animatore di yoga. Significativa la presenza della chiesa ortodossa, non cappelline all’interno della struttura, ma costruite nel verde del giardino. Ho potuto conoscere un sacerdote, entusiasta di incontrare un ‘collega’, con esperienza analoga che mi ha regalato una bellissima icona e una corona del rosario in stile ortodosso”.

Il viaggio è stata anche l’occasione di conoscere la storia e l’arte della Bulgaria. “Ci siamo spostati in auto solo per le lunghe distanze. In particolare abbiamo ammirato il centro storico della città di Plovdiv, un’incredibile stratificazione di storia romana, di arte e fede cristiana ortodossa e anche della Macedonia del Nord (chiese con dipinti straordinari), di occupazione ottomano-turca (palazzi, mura, moschee), di edilizia stile regime comunismo reale con periferie anonime”. Uno scambio culturale che, secondo il francescano, aiuta a consolidare alcuni principi fondamentali sulla detenzione.

“Senza dubbio la necessità e l’importanza di un progetto globale orientato alla rieducazione dei condannati. D’altra parte, è quanto viene affermato in modo esplicito nell’articolo 27 della nostra Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. La giustizia vendicativa o soltanto punitiva è un danno per la società e non garantisce affatto la sicurezza, della quale tanto si parla. Ogni euro speso per la scuola, per la formazione, non è in realtà una spesa, ma è un investimento”.

L’esempio più evidente conclude fra’ Giunti è quello del Polo Universitario per detenuti, il primo aperto nel carcere di Torino nel 1998. “La recidiva dei ristretti che hanno conseguito il titolo di studio universitario è pari a zero! Vuol dire che non costano più nulla alla collettività, ma che tornano ad essere cittadini attivi come tutti”.