sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Massimiliano Nerozzi

Corriere di Torino, 15 aprile 2023

Avvocati e giudici discutono sulla “Detenzione amministrativa”. E c’è chi ha passato 180 giorni di isolamento dentro l’ospedaletto. Per ricordare come andava, dentro al Cpr di corso Brunelleschi: un immigrato si presentò all’udienza di convalida con una gamba gonfia il doppio dell’altra e undici (visibilissimi) punti di sutura sul collo, senza che il personale sanitario battesse ciglio; un altro, dichiaratosi omosessuale, fu spostato nell’allora “ospedaletto”, in una cella due metri per due, con unico contatto, le visite dei medici.

Morale, “si fece sei mesi di isolamento, nella più totale illegalità”, ricorda con tono deciso (e preciso) l’avvocato Maurizio Veglio, membro dell’associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e autore del libro La Malapena. Il tutto dentro un “mostro giuridico” che, semplicemente, neppure funziona: dei trattenuti in tutto il 2022 ne sono stati rimpatriati meno del 21 per certo, ricorda Monica Gallo, garante comunale dei diritti delle persone private della libertà.

L’occasione per rispolverare la memoria e denunciare gli abusi è stato l’incontro sulla “Detenzione amministrativa in Europa”, tenutosi alla fondazione Fulvio Croce, alla cui organizzazione ha partecipato il Comitato pari opportunità dell’ordine degli avvocati. Il quadro è - come tutti ben sanno e come molti ignorano - vergognosamente desolante: “Non esiste una normativa che stabilisce cosa si fa dentro i Cpr”, premette Veglio. Già l’incipit è surreale: “Le udienze di convalida si tengono dentro la struttura, che è nella disposizione del ministero dell’interno e, quindi, in violazione dell’articolo 110 della Costituzione”.

Poiché l’organizzazione e il funzionamento dei servizi della giustizia spettano, appunto, al ministero della Giustizia. “Il punto più clamoroso resta però l’aver affidato la giurisdizione alla magistratura onoraria”: non a caso, “nel 95 per cento dei casi c’è l’accoglimento delle richieste della pubblica amministrazione”. E parliamo del controllo di un atto amministrativo che priva della libertà personale.

L’interno si è spesso trasformato in un “teatro di violenza: nel 2021, per un paio di mesi, c’è stato un gesto anticonservativo al giorno”. Di più: “La metà dei trattenuti prendeva psicofarmaci”. Uno scenario sul quale, dopo il suicidio di Moussa Balde, sta indagando da mesi la Procura.

Sottolinea le criticità anche la precisa analisi di Monica Mastrandrea, giudice della nona sezione civile, quella specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini: “La difficoltà è la normativa stessa”. Già.