sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Stefano Lorenzetto

Corriere di Torino, 19 agosto 2022

La protesta di Nursing Up. Il problema è emerso dopo la chiusura della sezione “filtro” al Lorusso e Cutugno. Primo intoppo per l’intesa che i vertici di Procura, carcere e assessorato alla Sanità stanno studiando per risolvere il problema del recupero degli ovuli di droga che i pusher ingeriscono per evitare di finire in manette. A salire sulle barricate sono proprio coloro che, stando ad alcune indiscrezioni, sarebbero stati individuati come gli operatori che dovrebbero svolgere l’ingrata mansione: gli infermieri. Il sindacato Nursing Up ha deciso con una lettera di diffidare i vertici di Città della Salute a dare seguito a tale proposta: “Siamo contrari a questa iniziativa, che lede non solo la dignità degli infermieri delle Molinette, ma quella della professione intera”.

Primo intoppo per l’intesa che i vertici di Procura, carcere e assessorato alla Sanità stanno studiando per risolvere il problema del recupero degli ovuli di droga che i pusher ingeriscono per evitare di finire in manette. A salire sulle barricate sono proprio coloro che, stando ad alcune indiscrezioni, sarebbero stati individuati come gli operatori che dovrebbero svolgere l’ingrata mansione: gli infermieri. Il sindacato Nursing Up ha deciso con una lettera di diffidare i vertici di Città della Salute a dare seguito a tale proposta: “Siamo contrari a questa iniziativa, che rappresenta di fatto una grave e inaccettabile imposizione che lede in modo palese e irrispettoso non solo la dignità degli infermieri delle Molinette, ma quella della professione intera”. E ancora: “Se questo intento verrà in qualsiasi modo portato avanti, il Nursing Up è pronto a una durissima reazione a tutela di tutti gli infermieri e professionisti della sanità, mettendo in campo ogni strumento a disposizione”.

Il problema è emerso nelle scorse settimane, dopo che alcuni pusher sono stati scarcerati perché non è stato possibile recuperare gli ovuli di droga ingeriti qualche istante prima di essere fermati dalle forze dell’ordine: mancando la prova della detenzione dello stupefacente e quindi dello spaccio, i giudici si sono trovati nell’impossibilità di disporre la misura cautelare. Una situazione nata dopo la chiusura della cosiddetta sezione “filtro” del carcere Lorusso e Cutugno - il luogo “disumano” che aveva descritto la ministra Marta Cartabia durante una visita torinese - e la rottura del macchinario per la raccolta degli ovuli. Da qui un tavolo di confronto tra Procura, carcere e assessorato alla Sanità per cercare di raggiungere un’intesa che consentisse alle forze dell’ordine di accompagnare i sospettati in ospedale per recuperare il “corpo di reato” anche quando non vi è un’emergenza sanitaria. “Tale attività, che non ha alcun carattere sanitario ma esclusivamente di pubblica sicurezza, è una competenza giustamente attribuita all’amministrazione penitenziaria - insistono il segretario regionale Claudio Delli Carri e il segretario aziendale Ivan Bufalo -. Siamo pronti a dare battaglia, a mobilitare gli infermieri sul territorio. Ci auguriamo, dunque, che la direzione della Città della Salute non si presti a questa iniziativa. Non consentiremo che i nostri colleghi vengano umiliati”.