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di Gioele Urso

torinotoday.it, 26 luglio 2023

C’è un caso specifico che ha portato Simone Fissolo, consigliere comunale dei Moderati a Torino, a chiedere spiegazioni sulle gravi problematiche nella gestione delle tematiche sanitarie dentro il carcere di Lorusso e Cutugno di Torino. La storia è quella di un detenuto straniero che gli è stata segnalata dall’associazione no profit StraLi.

“La sua situazione è comune a molte altre persone che si trovano ristrette presso il carcere”, spiega Fissolo, “Il caso specifico riguarda un detenuto straniero, che non parla né comprende la lingua italiana, con gravi problematiche di salute di natura psichiatrica, privo di una rete familiare o sociale di sorta, e del tutto nullatenente. Tale persona è assistita da un difensore d’ufficio che ha portato alla luce diverse criticità, in particolar modo che concernono l’accesso alle informazioni sanitarie e alle cartelle sanitarie da parte dei detenuti”.

Sì, perché l’accesso alle proprie informazioni sanitarie dovrebbe essere un diritto, ma all’interno del carcere, anche quello di Torino, così non è. “A Torino, per avere accesso alle proprie informazioni sanitarie il detenuto deve richiedere e ottenere il permesso all’autorità giudiziaria”, continua Fissolo. Una pratica che allunga i tempi di ottenimento delle proprie informazioni sanitarie e va in contrasto con la piena tutela del diritto alla salute della persona, sostiene Fissolo.

“Il caso di questo detenuto straniero, senza famiglia, con gravi problematiche di salute di natura psichiatrica ha portato alla luce la situazione drammatica che vive il carcere Lorusso e Cutugno”, commenta l’esponente dei Moderati, “Parliamo di circa 1.400 detenuti, una media di più 1.700 visite radiologiche nel 2022 e più di 2.900 visite psichiatriche. La cosa sorprendente è che familiari e difensori d’ufficio non possono avere incontri con gli operatori sanitari, la cartella clinica o le informazioni delle visite specialistiche possono essere consegnate al detenuto o al difensore solo dopo pagamento, con parti censurate e dopo autorizzazione del giudice. Inutile parlare della possibilità di avere mediatori o traduttori durante la visita”.

Un tema che secondo Fissolo diventa rilevante e prioritario nell’ottica del ragionamento complessivo sul carcere come luogo rieducativo e non solo punitivo, che punti ad abbassare la percentuale di recidiva. “Sono preoccupato perché per l’Assessora Pentenero con delega ai rapporti con il carcere l’argomento non è urgente, al pari come la situazione delle nostre periferie”, conclude Fissolo, “Ringrazio invece l’Associazione Strali, la sua presidente Benedetta Perego e i vicepresidenti Emanuele Ficara e Nicolò Bussolati per l’attività di pressione sulle istituzioni affinché si occupino dei diritti dei più deboli”.