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cr.piemonte.it, 15 febbraio 2024

“Io da solo, al centro, tra quattro mura” è la sensazione che accompagna e opprime il minore protagonista del cortometraggio “I cinque punti” di Andrea Deaglio, che racconta la storia di una madre che si prepara a incontrare il figlio che è stato arrestato e ha ispirato il titolo dell’incontro “I cinque punti del Ferrante Aporti - Il nostro carcere minorile contemporaneo”, che si è svolto al Circolo dei lettori di Torino. Si è trattato, dopo quelli del novembre e del dicembre scorsi, del terzo e conclusivo appuntamento sul tema organizzato dai Garanti regionali per l’infanzia e l’adolescenza e delle persone detenute in collaborazione con la Garante dei detenuti di Torino.

Introducendo l’argomento, la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Ylenia Serra ha sottolineato “l’importanza di concentrarsi su tutto ciò che avviene prima e dopo l’esperienza del carcere, impegnandosi in un’ottica di prevenzione e di riabilitazione per contrastare le recidive”, mentre la Garante dei diritti dei detenuti di Torino Monica Cristina Gallo ha evidenziato come “i genitori che vanno a trovare i figli in carcere soffrono la medesima angoscia patita da questi ultimi, la medesima vergogna e il medesimo timore di essere stigmatizzati”.

Franco Carapelle della compagnia teatrale Teatro e società, la presidente del Fondo Alberto e Angelica Musy Angelica Corporandi D’Auvre Musy e Silvia Pirro della Fondazione Compagnia di San Paolo hanno illustrato l’impegno - all’interno e all’esterno del Ferrante Aporti - per creare, con il pretesto della recitazione e dell’arte, occasioni di scambio e di confronto tra i ragazzi per ideare e realizzare videoclip come I pregiudizi e C’è un potere prepotente, divulgati attraverso i social.

Claudio Menzio, dirigente del Cpia 3 di Torino e responsabile del plesso scolastico presso il Ferrante Aporti, Riccardo Sarà, insegnate del Cpia 3 di Torino, e Diego Scarponi, coordinatore e produttore del cortometraggio I cinque punti, hanno sottolineato l’importanza dell’incontro tra studenti e detenuti, fondamentale per far crollare, negli uni e negli altri, barriere e pregiudizi.

Domenico Chiesa, presidente del Forum regionale per l’educazione e la scuola in Piemonte, ha evidenziato che “la scuola deve portare in carcere la propria essenza: un adulto educatore che ha il compito di fornire ai propri allievi le chiavi culturali per poter essere liberi”.

La vice direttrice del Ferrante Aporti Gabriella Picco ha definito il carcere “qualcosa di serio, che nella vita purtroppo può capitare, e che è destinato a fallire se non si porta il detenuto a riflettere sulle ragioni del ‘purtroppo’ e a ripartire”.

Il sociologo Franco Prina ha auspicato che “il carcere torni a essere la città e la città torni a essere il carcere” e proposto alcuni suggerimenti affinché ciò possa accadere: “contribuire a un’analisi realistica e costruttiva dei problemi del carcere e di come si affrontano; interpretare i contesti che portano le persone a situazioni di privazione della libertà; guadagnare la fiducia dei ragazzi e aiutarli a credere in un futuro diverso; promuovere percorsi di responsabilizzazione e di integrazione sociale e passare dal concetto di emergenza a quello di responsabilità condivisa di istituzioni e società”. A margine dell’incontro, il Garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano, ha sottolineato “ai cinque questi punti proposti da Prina, mi permetto di aggiungerne un sesto: l’esigenza di spendere bene gli oltre 25 milioni di euro di fondi del Pnrr stanziati per il Ferrante Aporti, che dovranno restituirci un istituto penale costituzionalmente orientato. Un tema su cui assicuro il mio personale impegno”.