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di Roberto Gramola

vocetempo.it, 13 ottobre 2023

“Carcere ed esecuzione penale: quale il ruolo delle Regioni?”. Se n’è parlato il 2 ottobre presso il Circolo dei Lettori di Torino, in concomitanza con il Festival delle Regioni in un incontro promosso dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali. Bruno Mellano, garante regionale delle persone detenute, ha evidenziato che le Regioni hanno un ruolo fondamentale nell’esecuzione penale e che i detenuti hanno pieno diritto ad essere trattati dignitosamente, curati e istruiti.

Sottolinea che: “Come garanti delle persone detenute, sentiamo la necessità di richiamare l’attenzione dei rappresentanti istituzionali e dell’opinione pubblica ai compiti che il quadro normativo vigente, fin dal 1975, mette in capo alle Regioni nella gestione del carcere contemporaneo incominciando dalla sanità che è oggi il tema più caldo”. Stefano Anastasia, garante dei detenuti del Lazio e coordinatore dei garanti territoriali, ha denunciato il sistema sanitario carcerario a causa delle difficoltà di reperire operatori sanitari da destinare ai detenuti perché nessuno vuole andare a lavorare nei penitenziari luoghi percepiti pericoloso e senza adeguati sostegni da parte delle istituzioni preposte.

“La situazione dietro le sbarre” ha proseguito “è difficile a causa del costante sovraffollamento che ha portato nel 2022 a 85 suicidi toccando il record degli ultimi venti anni”. Un passo avanti è stata la Riforma Cartabria ma aggiunge: “Il rischio di questa Riforma - che prevede un campo delle opportunità di sanzioni sostitutive sin dal momento del giudizio ma che si basa sulla problematica abitativa (la prima necessità di una persona detenuta una volta uscita dal carcere) - è che riproduca le disuguaglianze di partenza, per cui gli ex detenuti che se lo possono permettere avranno un percorso di reinserimento nella società e chi non ha opportunità ritornerà in carcere”. Emilia Rossi, dell’Ufficio del Garante nazionale delle persone private della libertà personale, fa notare il progressivo aumento della popolazione penitenziaria che da mesi non accenna a fermarsi raggiungendo i 59 mila detenuti attualmente reclusi nelle carceri della penisola.

Un incremento “campanello d’allarme perché è una cifra molto molto vicino a quella che ha determinato la sentenza di condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 2013 al sistema carcerario italiano”. Emilia Rossi sprona Regioni, enti territoriali e società civile ad offrire opportunità di vita, di reinserimento lavorativo, di istruzione e formazione a chi esce dal carcere. “Sono due gli aspetti su cui le Regioni devono tassativamente intervenire: l’assistenza sanitaria dietro le sbarre e la costruzione della rete sociale all’interno e all’esterno degli istituti penitenziari”.

Laura Scomparin, vice rettore dell’Università degli Studi di Torino, ritiene siano due i temi da affrontare per un buon livello di funzionalità del sistema carcere. Il primo, il livello di preparazione nella capacità manageriale di programmare le risorse da utilizzare che provengono dal Pnnr, dalle Regioni e da altre istituzioni; il secondo, la capacità di monitorare le risorse spese per verificare il raggiungimento degli obiettivi. Tra gli altri intervenuti, il provveditore dell’Amministrazione penitenziaria di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Rita Monica Russo, Domenico Rossi, consigliere regionale in Piemonte, Gianna Pentenero, assessore comunale al Lavoro e attività produttive con delega al sistema penitenziario, Monica Cristina Gallo, garante dei detenuti del Comune di Torino.