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di Federico Gottardo

torinocronaca.it, 8 luglio 2023

Situazione e numeri da paura dopo la visita di magistrati e avvocati alle Vallette. Magistrati e avvocati hanno visto con i loro occhi cosa c’è dentro il carcere di Torino: celle sporche, minuscole e sovraffollate, docce comuni gelate, muffe e infiltrazioni, topi e blatte. Un “trattamento disumano e degradante” che ha portato a 329 reclami di detenuti nel 2022, processi per tortura e alla condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo. Come risolvere? Tre risposte: un’amnistia per il passato, il “numero chiuso” per il presente e depenalizzazioni per il futuro.

Numeri da paura - L’esecutivo di Magistratura Democratica ha pubblicato oggi il report su quello che hanno visto durante la visita del 9 giugno, organizzata insieme all’associazione Antigone, alla Camera penale di Torino, al presidente di Giuristi Democratici e alla Garante del Comune di Torino, Monica Gallo. Perché “noi infliggiamo le pene ed è giusto che sappiamo le conseguenze delle nostre decisioni”, come spiega la giudice Giulia Locati. Che prosegue: “Abbiamo trovato una situazione inaccettabile, tragica, disastrosa: le condizioni dei detenuti sono disumane e fuorilegge”. A dirlo sono le continue segnalazioni di gesti autolesionisti, violenze e danneggiamenti all’interno del carcere. L’ultimo caso risale solo a qualche giorno fa, quando un detenuto ha appiccato un incendio. Risultato? Tre agenti intossicati e 80 detenuti evacuati.

Ma lo confermano i numeri inseriti nel report di Magistratura democratica: i detenuti sono 1.351 a fronte di 990 posti, con tasso di sovraffollamento del 136% e punte del 191% in certe sezioni. Tantissimi fanno uso di psicofarmaci e poco meno della metà sono stranieri, con 40 nazionalità rappresentate: “Eppure ci sono solo 2 mediatori assunti”. Quasi metà di queste persone è ancora in attesa di giudizio (circa 540, il 40%). Invece sono solo 50 quelle che lavorano all’esterno mentre i lavori interni coinvolgono il 30% dei detenuti. Ancora meno, il 17%, segue corsi professionali. A fronte di questi numeri, gli agenti di polizia penitenziaria sono 723 a fronte di un organico previsto di 870, con un rapporto troppo basso di 1 ogni 46 detenuti.

“Pene alternative” - Al di là dei numeri impressionanti, il carcere di Torino viene definito una “polveriera” da anni. Eppure sembra che non cambi mai nulla. La giudice Locati dà la sua soluzione: “Bisogna depenalizzare certi reati e cercare delle soluzioni affinché le pene vengano espiate fuori dal carcere, che deve restare l’ultima opzione. Per la maggior parte dei casi può essere sostituito: un anno di lavori di pubblica utilità servono più di due mesi in cella. Bisogna ripensare il sistema per svuotare le carceri”.

Sembra un’ipotesi difficile da realizzare in tempi brevi: “Intanto serve un’amnistia” va dritto al punto l’avvocato Roberto Lamacchia, presidente di Giuristi democratici. E il suo collega Davide Mosso, responsabile Commissione carcere della Camera penale, aggiunge: “Puntiamo anche al numero chiuso: quando il carcere ha raggiunto la capienza, si entra solo quando si libera un posto”.