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di Marina Lomunno

Avvenire, 17 giugno 2023

Trovare spazi di incontro, anche dietro le sbarre. Perché si è genitori sempre, anche se si devono scontare pene per i reati commessi. E soprattutto perché gli errori dei padri non devono ricadere sulle spalle dei figli. In questo mese di giugno in decine di penitenziari italiani è in programma la 7ª edizione della “Partita con mamma e papà” che consente, come spiega Arianna Balma Tivola, responsabile dell’Area Trattamentale della Casa circondariale di Torino “Lorusso e Cutugno “, di far incontrare i detenuti con i propri figli in un contesto alternativo ai consueti colloqui previsti dal sistema carcerario, in un ambiente informale di famiglia e di intimità. Con addosso le magliette gialle per i bimbi e blu per mamme e papà, ieri nella palestra del carcere torinese per 50 famiglie le due ore di festa tra calci al pallone e partite a calcetto sono volate tra commozione, carezze abbracci…

“Che bello essere qui, quando torniamo in palestra a giocare?” dice una biondina asciugando le lacrime di mamma. A contribuire al buon successo della festa, un ricco rinfresco curato dagli educatori della Cooperativa “Il Margine” che collaborano con il progetto “Bambini senza sbarre”. “Ogni settimana” spiega Roberta Portoghese “teniamo “Gruppi di parola” a cui invitiamo papà detenuti a parlare di genitorialità, del rapporto con i loro figli reso complicato dalla distanza e, una volta al mese, li facciamo incontrare con i bambini: sono momenti molto toccanti dove le sbarre scompaiono e c’è solo voglia di stare vicini come a casa, con la certezza che papà tornerà a rimboccarmi le coperte”. Quando un familiare è recluso, peggio ancora se ad essere ristretti sono mamma o papà, tutta la famiglia è come se vivesse dietro le sbarre. Straziante rispondere alla domanda del piccolo che la sera chiede alla mamma “papà dov’è” …

Anche se detenuti, genitori si è sempre, soprattutto se tuo figlio è minorenne, quando la mancanza di mamma e papà è una ferita che brucia. Fondamentale dunque, anche per l’equilibrio dei ristretti - perché nel rapporto con la famiglia trovano un motivo per impegnarsi nel percorso rieducativo della pena - è sostenere il contatto tra genitori e figli. Con percorsi che favoriscano la convinzione che non si smette di essere figli, madri e padri anche quando la vita ci fa inciampare. Il legame, anche se papà e mamma sono in cella, non si interrompe: è solo sospeso ‘fisicamente’ ma non nel cuore. Ne è convinta l’associazione “Bambini senza sbarre” (www.bambinisenzasbarre.org) che da 14 anni promuove interventi di sostegno alla genitorialità nelle carceri italiane.

Tra queste, c’è appunto “La partita con mamma e papà” promossa da qualche anno dall’associazione (interrotta solo dalla pandemia) in collaborazione con il ministero della Giustizia. Nel solo 2022 sono stati 4.100 i bambini che hanno disputato una partita con 1.900 papà e mamme detenuti. Secondo l’associazione, sono circa 100mila i minori nel nostro Paese che hanno uno dei due genitori dietro le sbarre.