sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Jacopo Storni

Corriere Fiorentino, 15 febbraio 2024

Sempre più critica la situazione delle carceri in Italia e in Toscana. Martedì pomeriggio un detenuto italiano si è tolto la vita nel penitenziario Don Bosco di Pisa, facendo salire a 19 i sucidi in questo inizio 2024, che si prospetta uno degli anni più terribili su questo fronte. Pochi giorni prima, a Sollicciano era andata in scena una violenta rissa tra reclusi, nel corso del quale ne hanno fatte le spese una decina di agenti che sono finiti al pronto soccorso, due dei quali feriti agli occhi in modo piuttosto grave.

È sempre di questi giorni la notizia che nel carcere fiorentino si sta lavorando a un progetto di un ricorso collettivo di circa 200 detenuti per ottenere uno sconto di pena, portato avanti dall’associazione Altro Diritto all’indomani della sentenza che ha scontato 312 giorni di pena a un recluso a causa delle condizioni disumane del carcere. E sempre nei giorni scorsi, un detenuto di 52 anni è stato trasportato in urgenza all’ospedale di Careggi per problemi cardiologici ed è morto ieri mattina, 14 febbraio.

Condizioni critiche in tutti i penitenziari toscani, soprattutto per problemi strutturali degli impianti vecchi e fatiscenti, e poi le infiltrazioni nelle celle, il freddo d’inverno e il caldo estremo d’estate, il sovraffollamento, le pochissime attività formative e soprattutto lavorative (tranne poche eccezioni) e la carenza di organico di agenti, oltre che di educatori. Insieme all’associazione Antigone, che da anni monitora costantemente lo stato di salute dei penitenziari italiani, ecco sei focus sulle principali carceri della Toscana, tra criticità (tante) ed eccellenze (poche) con i dati aggiornati a poche settimane fa.

Sollicciano a Firenze: le condizioni peggiori

È impietosa la descrizione che l’associazione Antigone fa del carcere di Sollicciano, certamente il peggiore in Toscana e uno dei più critici a livello nazionale. I problemi maggiori sono dovuti alle ormai croniche carenze dal punto di vista edilizio (infiltrazioni d’acqua, cedimenti strutturali, umidità, crepe e intonaco cadente). Sono in corso lavori di ristrutturazione, come per altro già accaduto in passato, ma intanto “la situazione resta inaccettabile”. In diverse celle piove, fa freddo, mancano le luci e anche i sanitari hanno spesso problemi di funzionamento.

Problemi anche per gli spazi comuni, che sono costituiti esclusivamente dai passeggi, non ci sono sale di socialità, ma i detenuti sono liberi di muoversi all’interno della propria sezione, dove le celle rimangono aperte per almeno 8 ore al giorno. Con una popolazione straniera pari al 66 per cento dei circa 600 reclusi, viene segnalata la presenza di pochissimi mediatori culturali, in numero assolutamente non adeguato. Al momento della visita dei volontari di Antigone non c’era alcun corso di formazione attivo all’interno della casa circondariale, un solo detenuto lavorava per datori di lavoro esterni e solo 80 di loro (a turnazione mensile) lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria. C’è anche una forte carenza nell’organico degli agenti: sono 466 quelli al lavoro ma da pianta organica dovrebbero essere 561. Soltanto nel 2022 ci sono stati 4 suicidi e 376 casi di autolesionismo all’interno delle mura carcerarie.

San Benedetto di Arezzo: il paradosso della ristrutturazione

Le celle del carcere di Arezzo sono state ristrutturate e tutte dotate di bagno ma con porte troppo strette e dunque inutilizzabili per motivi di sicurezza, perché non sono a norma. E quindi dopo i lavori di ristrutturazione un’intera ala del carcere San Benedetto di Arezzo è diventata inutilizzabile. Un paradosso, il cui allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dal garante regionale dei detenuti Giuseppe Fanfani.

È proprio questa la principale criticità all’istituto aretino. Iniziata nel 2010, è in atto una ristrutturazione profonda della struttura, la quale ancora non vede fine, tra problemi burocratici e lavori eseguiti male. Questa ristrutturazione comprende la principale sezione del carcere, per cui la stessa capienza regolamentare è ridotta da più di dieci anni da circa 100 posti a 34.

Tutto questo incide di conseguenza sul tipo di offerta formativa e professionale dell’istituto: la mancanza totale di spazi per la lavorazione limita le attività dei detenuti alla sola formazione scolastica. Anche gli spazi per il tempo libero sono esigui: l’attuale palestra è ricavata nel corridoio che porta alla sezione temporaneamente chiusa. E poi una sola sala comune è prevista in solo una delle due sezioni. Anche ad Arezzo l’organico è inferiore a quello previsto: 40 agenti a fronte dei 47 previsti.

Don Bosco di Pisa: sovraffollamento, infiltrazioni, muffa

Sono 284 i reclusi presenti a fronte di una capienza regolamentare di 197 persone. Ma il sovraffollamento non è l’unico problema che investe l’istituto Don Bosco di Pisa, dove nelle ultime ore si è tolto la vita un recluso. Nel suo complesso il carcere risulta intaccato da gravi carenze edilizie e strutturali, come infiltrazioni d’acqua, muffe, umidità e importanti cedimenti. Molte stanze di pernottamento presentano ancora il problema del bagno a vista e tutte sono sprovviste di acqua calda. Alcune sezioni risultano molto fredde d’inverno ed estremamente calde d’estate. Dopo anni di deterioramento, come spiegato da Antigone, è stato portato a nuovo il manto erboso del campo da calcio, collocato nei pressi dei passeggi comuni e adibito unicamente al gioco per evitarne la rovina. Sempre dal punto di vista sportivo, alcune stanze sono state adibite a palestra, con attrezzi nuovi e funzionanti. Importante anche la ristrutturazione che ha interessato l’intero reparto femminile, che ha portato il bagno di ogni camera detentiva in un ambiente separato e dotato di finestre, provvedendo anche alla doccia e al bidet. Carente anche l’organico della polizia penitenziaria: 189 agenti in servizio a fronte di una necessità di 221. Sul fronte lavoro, mancano gli spazi per le lavorazioni interne.

San Gimignano: isolamento e acqua dai pozzi

Sono tanti i problemi strutturali del carcere di San Gimignano, molto umido e freddo di inverno ed estremamente caldo d’estate. Il carcere è costruito su una collina, in una posizione particolarmente isolata, questo rappresenta un problema da molti punti di vista, uno dei più rilevanti riguarda le persone che hanno il permesso per lavorare all’esterno e fanno molta fatica a raggiungere i luoghi di lavoro. Si è parlato molto di questo carcere all’indomani delle vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni agenti: dieci di loro sono stati condannati per tortura e lesioni aggravate. Il complesso non è allacciato all’acquedotto, l’acqua proviene da tre pozzi e al momento è in fase di realizzazione il quarto, perché ci sono molti problemi di scarso flusso d’acqua. Anche qui c’è sovraffollamento: presenti 317 detenuti a fronte di una capienza di 243 (sono soltanto 17 gli stranieri). Mancano luoghi esclusivamente dedicati al culto e non ci sono spazi per le attività lavorative. Grosse carenze anche nel personale: gli agenti previsti dovrebbero essere 229 ma sono invece 154. Sono 58 i lavoratori alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, sono invece soltanto 2 quelli che lavorano per datori di lavoro esterni, e sono 21 quelli impiegati in lavori stagionali negli agriturismi della zona, esperienza quest’ultima piuttosto unica.

Le Sughere di Livorno: sala per le attività chiusa da 20 anni

Insieme a Sollicciano, Le Sughere di Livorno è uno dei penitenziari toscani che versa nelle condizioni più drammatiche. Il contesto strutturale che presenta è quello di un edificio fatiscente (sono diverse le aree con problematiche di infiltrazioni anche gravi) che incidono sulle condizioni igienico sanitarie. In merito alla capienza, si riscontra una generale condizione di sovraffollamento, per cui non sono garantiti i 3 metri quadrati per detenuto.

La sala polivalente è inagibile e chiusa da quasi venti anni per problemi di infiltrazioni e cedimenti dei piloni di sostegno, con abbassamento del pavimento. Il provveditorato aveva preso più volte visione della cosa ma al momento non ci sarebbero progetti. Manca inoltre l’acqua calda in alcune celle. Problemi strutturali anche alla caserma degli agenti, dichiarata inagibile ormai da diversi anni, motivo per cui il personale alloggia in una struttura adiacente messa provvisoriamente a disposizione dalla Curia. Si riscontra una generale mancanza di spazi comuni adeguati al numero della popolazione detenuta. Ad esempio, è presente una biblioteca in Sezione Verde, ma si tratta di un piccolo locale dove i detenuti non riescono ad entrare fisicamente, poiché lo spazio è troppo ristretto. Mancano agenti penitenziari anche qui: ce ne sono 236 a fronte di una richiesta di 279.

Il carcere di Massa: uno dei meno critici

Poche criticità al carcere di Massa, a parte il sovraffollamento: sono presenti 232 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 174. Un’altra è quella relativa agli spazi della Sezione C, destinata ai nuovi arrivati: vi sono infatti camere detentive di circa 9 metri quadri comprensive di letti a castello e se all’interno vi alloggiano 3 detenuti, la parte effettivamente calpestabile al netto del mobilio è di circa 2 metri quadri a persona, più bassa rispetto agli standard minimi.

Fiore all’occhiello del penitenziario massese (e del sistema penitenziario italiano), è la tessitoria che fabbrica lenzuola, coperte e tute da lavoro per gran parte delle carceri italiane, all’interno del quale sono impiegati circa l’80 per cento dei reclusi ospiti. Recentemente è stata riaperta la sezione B al piano terra, precedentemente inagibile. Di prossima apertura il polo sanitario, progetto iniziato nel 2015 che sarà ultimato entro l’anno, di conseguenza la vecchia ala di infermeria verrà riconvertita in un polo attività formative e trattamentali. Buone le condizioni delle camere detentive, con ambiente wc e doccia separato dal resto della camera da una porta. Non sono state riscontrate infiltrazioni o muffa. Ma nel 2022, secondo i dati più aggiornati, si sono registrati sette tentativi di suicidio e 29 atti di autolesionismo.