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di Errico Novi

Il Dubbio, 7 aprile 2023

Via Arenula prepara un testo che circoscrive i due reati, da presentare subito alla Camera. Non più di due settimane. È il tempo che serve a Carlo Nordio per definire la propria proposta su abuso d’ufficio e traffico d’influenze. Delle riforme messe in cantiere e annunciate negli ultimi giorni dal ministro - prima con un’intervista al Foglio e poi nell’incontro della scorsa settimana col presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza - la revisione dei due reati che paralizzano sindaci e amministratori è la più vicina alla rampa di lancio. Scelta necessaria anche considerato che sulle due “famigerate” fattispecie penali è già in corso un iter in commissione Giustizia alla Camera. Ma, spiegano da via Arenula, l’articolato del guardasigilli non sarà coincidente con i testi già incardinati da Forza Italia e Azione a Montecitorio, altrimenti non sarebbe neppure necessaria l’iniziativa del ministero.

Si punta in ogni caso non all’abrogazione tout court dei reati (come pure ipotizzato in un primo momento da Nordio) ma ad un loro “restringimento”. Anche in una logica di coerenza con gli obiettivi del Pnrr: limitare il campo d’applicazione di abuso d’ufficio e traffico d’influenze significa anche scongiurare l’avvio di indagini a carico di migliaia di grandi o piccoli amministratori, indagini che statisticamente finiscono per tradursi in poche condanne. Si tratta insomma di far risparmiare energie a una già sovraccarica macchina giudiziaria. E ovviamente di evitare sofferenze e danni alla carriera per frotte di sindaci e politici non solo locali che vivono nell’incubo dell’avviso di garanzia (e che spesso in quell’incubo precipitano).

Proprio per mettere un punto chiaro su abuso d’ufficio, traffico d’influenze e altri interventi di diritto penale sostanziale, Nordio ha ingaggiato uno dei più autorevoli esponenti dell’accademia, il professore dell’Università di Palermo Bartolomeo Romano, nominato alcune settimane fa consigliere giuridico del guardasigilli e al lavoro insieme con l’Ufficio legislativo del ministero. Va chiarito che l’approdo ormai prossimo a un testo “vistato” da Nordio non prelude automaticamente a un’immediata presentazione alla Camera: esito che sarebbe utile, certo, per non dover poi riallineare in corso d’opera l’iniziativa di via Arenula con le proposte dei deputati. Ma sui tempi, si tratta di prendere una decisione politica: non è escluso che alla fine prevalga l’ipotesi avanzata tra l’altro dal viceministro Francesco Paolo Sisto in alcune recenti interviste, secondo la quale i reati contro la Pa potrebbero confluire in un unico primo maxi- ddl con dentro anche riforma della prescrizione, interventi sulla giustizia minorile e altre modifiche.

Dettagli: di sicuro c’è la conferma che la macchina di Nordio è avviata e comincia a produrre le riforme annunciate dal guardasigilli fin dal giorno del giuramento. Sembra ormai superata l’iniziale surplace dell’esecutivo sulle leggi garantiste. Nei ragionamenti che il ministro della Giustizia fa, in sintonia con la premier Giorgia Meloni, sul “cronoprogramma”, pesa anche la considerazione per cui proposte come quelle su abuso d’ufficio e traffico d’influenze dovrebbero scontare limitatissimi rischi di attacco dall’opposizione.

Acquisita la sintonia, in questo campo, fra maggioranza e Terzo polo, va detto che non sono pochi gli amministratori del Pd da tempo in pressing sui vertici del loro partito per ottenere sollievo dalla “paura della firma”: è questo il discorso che viene fatto a via Arenula. Dove si ha ben presente, viceversa, come il Movimento 5 Stelle di sindaci ne abbia pochissimi e resti dunque una “minaccia” persino su riforme così ampiamente condivise. Ma è stato proprio l’allora premier Giuseppe Conte a intervenire, tre anni fa, sull’abuso d’ufficio, si fa notare ancora dal ministero della Giustizia. Certo pensare che un atto contro il dogma panpenalista possa passare senza scuotere la solita contraerea giustizialista sarebbe un’illusione.