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di Jacopo Storni

Corriere Fiorentino, 21 marzo 2023

Marina di Carrara, il più grande sbarco in Toscana. In 100 rimarranno qui. La nave dei soccorsi in fermo amministrativo per venti giorni. Per primi arrivano i bambini. Entrano al Polo Carrara Fiere col pulmino della Croce Rossa scortato dalle volanti della municipale, le sirene riecheggiano fino alla spiaggia abitata solo da un pescatore mattiniero. Dal bocciodromo si affaccia un pensionato dai lunghi baffi: “Ecco gli africani, hanno i cellulari da mille euro. E io pago!”.

Ore 9, a Marina di Carrara è appena approdata la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere. Il più grande sbarco in un porto toscano. A bordo 249 migranti, reduci da tre salvataggi tra Libia e Sicilia. Circa 140 uomini, 30 donne e 80 minori, di cui 50 non accompagnati e 10 con meno di 3 anni. Almeno 100 rimarranno in Toscana. Sono loro, insieme alle donne incinte, i primi ad arrivare al polo fieristico allestito per l’accoglienza dalla protezione civile.

Una coperta avvolge una donna eritrea con un bambino di 11 mesi. I mediatori culturali del servizio anti tratta raccolgono la sua storia: “Il figlio che porta in braccio è il frutto di una violenza subita in Libia, dove è stata ripetutamente abusata, anche dopo la gravidanza e anche davanti al bambino”. Altre due eritree incinte di 4 mesi hanno 16 anni, anche loro vittime di violenza. La ginecologa Giovanna Casilla racconta: “È partita dall’Eritrea tre anni fa, è rimasta bloccata in Libia. Un uomo ha finto di aiutarla, l’ha portata in casa e ha abusato di lei”. L’hanno soccorsa in acqua quattro giorni fa, poi tre giorni per arrivare a Carrara. È stanca, ma quando le hanno detto che suo figlio sarà maschio ha sorriso.

Al tendone con i medici del Meyer c’è il dottor Simone Pancani: “Ho appena visitato un somalo di 17 anni, ha difficoltà a stare in piedi, è disidratato”. È stato trasferito all’ospedale di Massa. Ci sono i volontari di varie associazioni e alcune aziende del comune, ogni volta che c’è uno sbarco, donano risorse che si trasformano in pasti, vestiti, coperte. Ci sono le assessore regionali Monia Monni e Serena Spinelli, la sindaca e la vicesindaca Serena Arrighi e Roberta Crudeli.

“Ancora una volta la sofferenza di queste persone è stata inutilmente prolungata di 5 giorni” dicono Monni e Spinelli. “I numeri le smentiscono, il modello Meloni funziona” ribatte Francesco Torselli, Fdi. Alle 11.30 un profumo di pollo, uova, fagioli. Alcuni dei minori non accompagnati mangiano attorno a un tavolo. Sorridono dopo un viaggio durato mesi. Abbas è uno dei pochi che parla inglese: “Sono felice di essere in Italia. Sogno di diventare calciatore. Voglio andare a vivere a Roma. Ho pagato 2 mila euro per attraversare il mare, ho lasciato Mogadiscio a novembre perché per i giovani la vita è difficile”. Ha uno zainetto blu, come tutti gli altri. Dentro, le sue uniche cose: una maglietta, un paio di pantaloni, una felpa. “Avevo anche il cellulare ma l’ho perso in Libia, ancora i miei genitori non sanno che sono qui”.

Nessuno di loro ha il cellulare. Sono vestiti con una tuta sportiva che viene donata a tutti. C’è un gruppo di ragazzini eritrei: “Quando è scoppiata la guerra nel Tigrai, il nostro governo avrebbe voluto arruolarci, così siamo scappati. Adesso siamo al sicuro”. C’è Ibrahim: “Voglio andare in Germania, dove ho amici, e studiare economia”. Sul braccialetto ha scritto “Portogallo” “in omaggio a Ronaldo”. Tre bambini siriani giocano con i palloncini e una bambola. “Siamo partiti con i nostri genitori”. Portano negli occhi due giorni e due notti di traversata. “Ma è stato solo l’ultimo ostacolo - raccontano i genitori - Il nostro Paese è distrutto, questa è l’infanzia dei nostri figli”.

Ogni migrante ha un pezzo di scotch bianco sul petto con scritto lingua e provenienza. Una ragazza dice di essere col suo compagno, ma i servizi anti tratta scoprono che è il suo aguzzino. Li separano. In fiera con loro ecco i volontari e le forze dell’ordine per il foto segnalamento e le impronte. C’è aria distesa: “Finalmente salvi, la nostra vita comincia adesso” dice Mohamed facendo il segno della vittoria. Si rivolge verso il volontario della protezione civile: “Grazie”. La Geo Barents intanto, ha ricevuto ordine di fermo amministrativo di 20 giorni da parte delle autorità italiane per il presunto mancato rispetto delle istruzioni della Guardia costiera libica durante l’operazione di soccorso di sabato e perché avrebbe messo in pericolo la vita delle persone soccorse.