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di Emanuele Bonini

La Stampa, 19 ottobre 2023

Allarme terrorismo in tutta Europa: “La minaccia è elevata e può aumentare”. Libera circolazione sì, ma con accorgimenti ed eccezioni alle regole. Gli Stati membri dell’Ue, in caso di “minaccia grave” possono decidere di sospendere gli accordi di Schengen sulla libera circolazione e rimettere in funzione le vecchie dogane alla frontiera per fare quei controlli che, in nome del progetto di integrazione, sono venuti meni tra i Ventisette Paesi che fanno parte dell’area di libero movimento di persone, merci, servizi e capitali. Si tratta di 24 Stati Ue (Cipro, Bulgaria e Romania ancora non fanno parte dell’area Schengen) e di tre Paesi europei non Ue (Islanda, Svizzera e Norvegia).

Motivi e durata della sospensione degli accordi di Schengen - Il regolamento che disciplina l’area Schengen prevede che in casi di minaccia grave per la sicurezza interna e l’ordine pubblico gli Stati possano, di propria iniziativa, reintrodurre i controlli ai propri confini fino a un massimo di due anni. Ma non è automatico. Per sei mesi i governi nazionali possono disporre il ripristino dei controlli in maniera autonoma e sovrana, senza dover chiedere permessi né autorizzazione. Scaduti i primi sei mesi, per poter continuare a fare i controlli occorre notificare richiesta alla Commissione europea. L’esecutivo comunitario valuta alla luce delle circostanze. Un rinnovo e dunque l’estensione dei controlli alle frontiere può essere garantito solo se sussiste una minaccia grave o ne è comparsa una nuova. Esempi di minacce gravi per sicurezza interna e ordine pubblico sono terrorismo e l’afflusso massiccio di richiedenti asilo, la cui gestione risulta difficile in ragione dei numeri. La Commissione può autorizzare fino a un massimo di tre volte, per un periodo massimo di sei mesi. Tre semestri che si aggiungono al semestre iniziale di competenza esclusiva nazionale, per un totale quindi di ventiquattro mesi. Attenzione, però: la Commissione potrebbe autorizzare l’estensione della riapertura delle dogane per meno di sei mesi.

Cosa significa la sospensione degli accordi di Schengen - All’atto pratico la sospensione degli accordi di Schengen implica lo stop ai punti di ingresso terrestri tra due Stati membri dell’Ue e dell’area di libera circolazione (Norvegia, Svizzera e Islanda). Le persone in entrata e uscita devono obbligatoriamente fermarsi ed esibire i documenti (passaporto o carta d’identità) e, in caso, sottostare ai controlli e alle perquisizioni del caso. Gli agenti di frontiera possono procedere alle verifiche del mezzo di trasporto e del loro contenuto, se lo ritengono necessario. Lo stesso vale per i camion, che devono mostrare i documenti di viaggio delle merci, delle ditte per cui si lavora. Su strada tutto questo si traduce in code e tempi di attesa.

Con il regime di controlli alla frontiera scattano anche multe nel caso ci si rifiuti di esibire il documento. L’importo varia da Paese a Paese. La Commissione europea, in linea di principio generale, cerca sempre di scoraggiare il ricorso al ripristino dei controlli per ragioni di mercato interno. I ritardi in particolare nelle consegne di merci hanno un impatto sull'economia a dodici stelle. Per questo, per Bruxelles, la riapertura delle dogane andrebbe considerata come ultima risorsa