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di Luca Andreazza

Il Dolomiti, 23 aprile 2024

Le opposizioni: “Che fine ha fatto il provveditorato regionale?”. Kompatscher: “Momento delicato”. I consiglieri regionali di opposizione, sia di Trento che di Bolzano, hanno presentato una interrogazione per sapere quali siano le azioni intraprese per l’istituzione di un Provveditorato. I problemi al carcere di Trento e a quello di Bolzano continuano ad aumentare a partire dal sovraffollamento e nelle ultime settimane anche casi di scabbia.

Casi di scabbia che hanno colpito detenuti e poliziotti, episodi di aggressione, di sovraffollamento, difficoltà nel sistema educativo e sanitario interno per non parlare delle carenze sul numero del personale di sicurezza. Nelle carceri di Trento e Bolzano la tensione è alta e per molti, purtroppo, la funzione riabilitativa che dovrebbe avere ogni carcere è diventata un’utopia. A rendere la situazione ancora più difficile sono i frequenti trasferimenti di detenuti che arrivano dalle carceri venete e il fatto che Trento e Bolzano non hanno (e non avranno ancora per molto tempo) un provveditorato regionale di amministrazione penitenziaria ma tutto dipende da Venezia.

Ed è proprio su questo punto che a livello di Consiglio Regionale è stata presentata una interrogazione che ha visto come prima firma di Zeno Oberkofler del Verdi assieme ad altri colleghi altoatesini e trentini con Paola Demagri di Casa Autonomia, Lucia Coppola dell’Alleanza Verdi e Sinistra, l’intero gruppo del Partito Democratico e di Campobase, per capire a che punto è la creazione di un Provveditorato regionale che comporterebbe dei vantaggi nella gestione delle due strutture carcerarie non di poco conto.

La proposta, arrivava da una passata mozione in regione a firma di Riccardo Dello Sbarba, Mattia Civico, Lorenzo Ossana, Giampiero Passamani, Brigitte Foppa e Hans Heiss, con la quale il Consiglio Regionale si era espresso favorevolmente per l’istituzione di un Provveditorato. La Giunta si era impegnata a fare i passi necessari verso lo Stato, le due Province autonomie e, dove necessario, le commissioni dei Sei e dei Dodici per riuscire a fare questo importante passo nel campo dell’amministrazione della giustizia. Tutto però sembra essere rimasto lettera morta.

Il presidente della Provincia autonoma di Bolzano si è mosso anche di recente per cercare di trovare una soluzione al vecchio carcere del capoluogo altoatesino. La difficile realtà della struttura di via Dante è ormai conosciuta da anni senza però riuscire fino ad oggi ad aver trovato una soluzione. “Una sede sottodimensionata, fatiscente, inadatta al fine vero della pena, vale a dire la rieducazione del detenuto” ha spiegato lo stesso Kompatscher. A preoccupare nelle ultime settimane sono stati i casi di scabbia, come denunciato anche dal sindacato di polizia penitenziaria Sinappe. Negli scorsi giorni ad essere risultato positivo alla scabbia è stato anche un agente di polizia.

A Trento fra i problemi ritroviamo il sovraffollamento. Nell’articolo 9 “Gestione del nuovo carcere” dell’intesa istituzionale di programma tra il Governo e la Provincia di Trento era scritto: “Il Ministero della Giustizia prende atto che il nuovo carcere di Trento è stato progettato per una capienza di 240 detenuti” e che il numero di detenuti che saranno ristretti nel nuovo carcere di Trento dovrà essere tendenzialmente contenuto entro questo valore. Viene poi specificato, nello stesso articolo, che “i limiti possono essere superati esclusivamente per circostanze del tutto eccezionali ed imprevedibili e limitatamente al tempo strettamente necessari per superare la situazione di emergenza verificatasi, fermo restando l’obbligo di adoperarsi per ridurre anche gradualmente le eccedenze nel più breve tempo possibile”.

Il limite di 240 detenuti è stato ampiamente superato da ormai diverso tempo. L’ultima relazione che è stata fatta dalla garante dei detenuti, Antonia Menghini, al 27 settembre del 2023 riportava il numero di 362 detenuti. A febbraio eravamo arrivati a 380 persone detenute a Spini di Gardolo.

Un sovraffollamento, denunciato negli scorsi mesi anche dal capogruppo reginale del Pd, Andrea de Bertolini, e che avrebbe portato l’amministrazione penitenziaria a smantellare dei pezzi di celle per per ricavare nuovo spazio. La presenza poi di persone affette da patologie psichiatriche costrette ad eseguire la pena in carcere per assenza di valide alternative è una delle criticità maggiori anche a livello nazionale, cui la realtà di Spini di Gardolo non fa eccezione.

“In una situazione del genere ci troviamo davanti ad un carcere che non assolve alla funzione mandamentale vera e propria. Un sovraffollamento tale da rendere problematica anche la gestione dei contatti con le famiglie oltre alla funzione di riabilitazione e reintegro il territorio. Fra i problemi ci sono anche i continui trasferimenti che vengono fatti da altri carcere, in particolare del Veneto. Per questo un Provveditorato in Trentino Alto Adige sarebbe di fondamentale importanza” ha spiegato la consigliere provinciale Paola Demagri che si è occupata di raccogliere le firme dei consiglieri provinciali del Trentino da affiancare a quelle dell’Alto Adige per presentare l’interrogazione.

A rispondere è stato il presidente Arno Kompatscher che ha dato ben poche speranze al momento sul tema. Motivo? “Evitare di distogliere l’attenzione da parte del Governo dalle trattative in corso sui cosiddetti ‘accordi pluriennali’. Un successivo eventuale coinvolgimento della Commissione dei 12 per la trattazione di una norma di attuazione dello Statuto di Autonomia che deleghi la materia penitenziaria alla Regione o alle Province dipenderà evidentemente dall’esito di compiute interlocuzioni con il Governo” ha concluso il presidente del Consiglio Regionale.