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Corriere del Trentino, 10 dicembre 2023

Gli avvocati trentini contestano la riforma della giustizia Cartabia. In un convegno hanno analizzato il testo elaborando un documento con alcune proposte. In primis si punta a rendere inappellabili tutte le sentenze di assoluzione. Più ombre che luci. La Riforma Cartabia “ha determinato una serie di gravi alterazioni processuali improntate a una logica di garantismo inquisitorio”, affermano le toghe trentine che a fine novembre hanno esaminato gli effetti della riforma nell’ambito delle “Giornate Tridentine della difesa penale” con un convegno. Il titolo dell’incontro organizzato dall’Ordine degli avvocati è eloquente: “Riforma Cartabia: un labirinto senza uscita”.

Sul tavolo il testo che contiene le modifiche messe a punto dalla Guardasigilli Marta Cartabia, ma gli avvocati trentini sono andati oltre e hanno elaborato un documento che contiene una serie di proposte volte a “limare” le criticità rilevate nella riforma. E gli avvocati partono da un tema molto caro ai cittadini: l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione. La nuova riforma limita l’inappellabilità delle assoluzioni solo ai reati minori, portando “al paradossale esito - osservano - di ridurre le garanzie in proporzione della gravità dei reati”. I professionisti, nel documento (i primi firmatari sono Paolo Ferrua, Emanuele Fragasso jr, Gaetano Insolera, Maurizio Manzin, Bruno Montanari, Cosimo Palumbo, Gaetano Pecorella e Maria Anita Pisani) propongono l’inappellabilità di tutte le sentenze di assoluzione. In sintesi non potranno essere impugnate. Altro tema riguarda l’udienza preliminare. La riforma introduce l’0bbligo per il giudice dell’udienza preliminare di interrogarsi sulla ragionevole previsione di condanna dell’imputato. Gli avvocati propongono invece la soppressione dell’udienza preliminare, pertanto si salterebbe un passaggio andando direttamente a processo, o la sua instaurazione solo a richiesta dell’imputato. Sono diversi i punti elencati nel documento predisposto e gli avvocati puntano anche a istituire “un organo parlamentare bicamerale di vigilanza sulle interpretazioni “creative” - scrivono - della giurisprudenza”. L’obiettivo: proporre adeguati correttivi.