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di Beatrice Branca

Corriere del Trentino, 12 febbraio 2024

La denuncia del capogruppo Pd in Consiglio regionale: “Si recuperano così dei centimetri ma si gioca con i diritti inviolabili delle persone”. “L’Italia è già stata condannata due volte per non aver garantito in diverse strutture i 3 metri quadri di spazio vitale ai detenuti. Per risolvere il problema nelle celle della Casa Circondariale di Trento si stanno rimuovendo dall’antibagno dei piani d’acciaio che, quando è stato costruito l’edificio, erano stati inseriti per preservare migliori condizioni igieniche, oltre a tenere il fornellino in uno spazio sicuro lontano da altri oggetti nella cella. Si recuperano così dei centimetri ma si gioca con i diritti inviolabili delle persone. Il sovraffollamento nella struttura rimane e lo Stato continua a non rispettare l’accordo che era stato firmato con la Provincia nel 2008”.

La denuncia arriva dall’avvocato e capogruppo del Pd in consiglio regionale Andrea De Bertolini che evidenzia come in molte celle quelle lastre d’acciaio che venivano utilizzate appunto come una sorta di cucinino in cui appoggiare un fornellino elettrico non esistono più. E così molti detenuti sono costretti a tenerlo per terra. Insomma, per ovviare al problema del sovraffollamento e degli spazi si starebbero smontando arredi delle celle, a discapito della qualità di vita dei detenuti.

Il sovraffollamento - La Casa Circondariale di Trento era stata costruita dalla Provincia per contenere 240 persone, salvo casi straordinari. Oggi invece, secondo gli ultimi dati raccolti dalla garante dei detenuti Antonia Menghini, le persone sono quasi 380, ben 140 unità in più. Senza contare poi la carenza di personale: 175 agenti di polizia penitenziaria contro i 227 previsti, 17 amministrativi quando invece ce ne dovrebbero essere 27 e infine 3 educatori al posto degli 8 necessari. Dati registrati sul sito del Ministero della Giustizia e che fanno riflettere su come sia sempre più complicato fornire un servizio adeguato in una struttura sotto organico. “Il numero dei detenuti cresce inesorabilmente - dice Menghini.

Questo perché da parte dell’amministrazione penitenziaria c’è stata una rideterminazione della capienza della Casa Circondariale di Trento che è stata portata a 410 detenuti. C’è quindi una totale violazione dell’accordo originario siglato con la Provincia. Ma alla crescita dei detenuti non corrisponde un investimento sul personale, oggi in grande sofferenza sia per quel che riguarda la polizia penitenziaria che per gli educatori”.

Le proteste - Nel frattempo sono iniziate le prime proteste da parte dei reclusi che si sono visti togliere il loro cucinino e si sono quindi rivolti alla garante. Sono state inviate diverse comunicazione al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) per fermare i lavori o trovare per lo meno un compromesso, ma finora non è arrivata alcuna risposta. “A fine novembre ho saputo informalmente che sono venuti nella Casa Circondariale di Trento i vertici Dap per un sopralluogo, indicando di togliere i piani d’acciaio nelle celle per creare ulteriore spazio - spiega Menghini -.

Avevo quindi scritto al capo del Dap facendo presente che la loro azione avrebbe tolto ulteriori diritti ai detenuti. Non ho ricevuto risposta e alla fine di gennaio sono iniziati i lavori. La direzione della Casa Circondariale mi ha comunicato che la rimozione dei piani d’acciaio riguarderà tutte le sezioni e i primi detenuti a cui è stato tolto l’appoggio sono venuti a segnalarmelo. Ho allora riscritto al Dap chiedendo che il piano che stavano rimuovendo venisse almeno sostituito con un tavolino più piccolo per permettere ai detenuti di appoggiare il loro fornellino e di non tenerlo per terra, ma anche in questo caso non ho ricevuto alcuna risposta”.