sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Nicola Rotari

Corriere del Veneto, 18 marzo 2023

A distanza di un anno dalla sua chiusura, avvenuta il 12 aprile 2022 dopo una rivolta in cui alcuni giovanissimi detenuti appiccarono un incendio che portò all’evacuazione della struttura, il carcere minorile di Treviso si appresta a riaprire i battenti: la data di termine dei lavori è stata fissata il 21 marzo e quindi entro fine mese, su decisione del ministero, la struttura di via Santa Bona vecchia, adiacente alla casa circondariale, tornerà attiva a tutti gli effetti. I sindacati che tutelano i lavoratori della struttura si oppongono alla riapertura e ieri mattina sul tema si è svolto un incontro con il prefetto di Treviso, Angelo Sidoti, per presentare i motivi di questa contrarietà. In primis il livello di sicurezza, sempre precario nonostante i lavori eseguiti, che non corrisponderebbero ad una ristrutturazione ma al massimo ad una risistemazione quasi solo estetica. “Alla Prefettura e al Dipartimento di Giustizia minorile abbiamo spiegato le preoccupazioni dei lavoratori del carcere minorile” ha sottolineato Marta Casarin, segretaria generale del sindacato Fp-Cgil di Treviso. “Una struttura fatiscente e non adatta ad accogliere i detenuti dopo i fatti dello scorso aprile. La nostra richiesta è quella di non riaprire il carcere. Il prefetto ci ha ascoltato e abbiamo concordato di inviare una nota al ministero della Giustizia per esprimere le nostre preoccupazioni e sollecitare un intervento per bloccare la riapertura del penitenziario dal momento che non garantirebbe tutele adeguate a detenuti e lavoratori”.

La delegazione che ha incontrato il prefetto Sidoti era composta anche da Ines Bernacchia di Usb e Giovanni Vona del sindacato di polizia Sappe. “La riapertura del penitenziario sarebbe un fatto gravissimo e siamo contenti che le sigle sindacali siano unite su questo tema” hanno sottolineato. “La struttura dovrebbe ospitare una dozzina di minori ma in passato i detenuti sono arrivati anche a 28. Il problema è nato lo scorso 12 aprile con la rivolta dei detenuti che hanno distrutto la struttura, sfiorando un’evasione di massa. Rischio che, secondo noi, potrebbe tornare ad esserci in caso di riapertura. Il fenomeno riguarda non solo Treviso ma diversi penitenziari minorili in Italia. C’è poi il problema del personale sottodimensionato ancor prima della chiusura del penitenziario. Una nuova struttura minorile è prevista a Rovigo per il prossimo anno, per noi sarebbe ideale che i detenuti un tempo a Treviso venissero spostati lì”.