sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Mauro Palma

La Stampa, 4 settembre 2024

È degli ultimi giorni una nuova situazione di forte tensione all’Istituto penale minorile di Milano. La tensione è stata connessa a un tentativo di fuga collettiva, dietro incidenti appositamente provocati, che hanno ancora una volta danneggiato suppellettili e speranze di un contesto un po’ rasserenato, dopo altre analoghe situazioni recenti. Di nuovo le rituali richieste di maggiore severità, di minore considerazione dell’età delle persone coinvolte; ime, senza una riflessione su come in breve tempo il sistema penale minorile sia mutato da esperienza d’avanguardia a luogo vissuto e descritto come premessa di maggiore illegalità futura.

Dietro questo allarmante quadro, anche la difficile situazione degli operatori che, spesso in numero ridotto, devono istituzionalmente assicurare regolarità e ordine all’interno della struttura. Ma il tema dei minori si aggiunge, nella cronaca odierna, a un quadro complessivo allarmante su cui a più riprese si alzano grida, sull’insostenibilità, sull’inadeguatezza, sulle condizioni inaccettabili. Giuste, ma poiché è urgente passare da quanto gridato a quale siano le ipotesi d’intervento, l’analisi non è più sufficiente. C’è bisogno di decifrare, di guardare con occhi più attenti. Qui emerge il tema delle visite e soprattutto del ruolo del Garante nazionale che ha come primo verbo per il suo agire proprio visitare. Verbo che va letto nel quadro del significato a esso attribuito, in una logica preventiva, dagli organismi internazionali.

Perché le visite di un organismo di garanzia devono essere necessariamente diverse per maggiore distesa accuratezza e minore impressionismo, da quelle pur valide che il nostro sistema detentivo democraticamente autorizza a varie associazioni volontarie o professionali e dalle stesse visite dei parlamentari. Per questa sua essenziale funzione, il Garante nazionale deve essere connotato da assoluta e percepita indipendenza, avendo molti poteri nell’organizzare e svolgere tali visite in modo intrusivo e accurato, formulando poi raccomandazioni, sui cui effetti dovrà poi vigilare. Ora il Garante nazionale si trova in una situazione di evidente criticità, essendo deceduto improvvisamente il suo Presidente e dovendosi così aprire nuovamente la delicata procedura per una nuova designazione.

Ma critica è anche la percezione della sua indipendenza, da quando è stata pubblicata sui quotidiani la notizia, finora ignota, della detenzione del fratello del defunto presidente nel carcere di Catanzaro, per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. E risulta una recente visita del presidente, con il suo ruolo e non come familiare, proprio nel carcere dove era ristretto suo fratello. Molti giornali si sono soffermati sulla mancata autorizzazione alla partecipazione al funerale del fratello: fatto molto grave e ingiustificabile. Altri, sull’imbarazzo che avrebbe determinato la sua presenza: tema politico di scarso interesse. Il vero tema è proprio l’indipendenza. Mi chiedo se il ministro e gli altri componenti del Collegio fossero a conoscenza di questa sua difficile posizione e se ci fosse stata un’indicazione di astensione, almeno per alcune visite. Sulla notizia è calato il silenzio: di molti, troppi.

Con la riapertura dei lavori delle Camere è auspicabile che i parlamentari, chiamati a ragionare sulla proposta di un nuovo presidente, vorranno avere elementi di chiarimento. Perché le istituzioni di garanzia sono essenziali proprio per la loro percepita indipendenza, oltre che, ovviamente, per la capacità di agire. Solo in questo modo hanno la possibilità di essere strumento critico, ma anche cooperativo, accanto a chi è ristretto e anche, fondamentalmente, accanto a chi ogni giorno gestisce le difficoltà. Quale quella di due notti fa a Milano.