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di Alessandra Ziniti

La Repubblica, 15 giugno 2023

Cresce la popolazione carceraria, ingiustificata la detenzione dei migranti nei Cpr e lunghissime liste d’attesa nelle Rems. Troppi detenuti nelle carceri italiane e soprattutto troppi di loro in cella a scontare pene di lieve entità, anche sotto l’anno. E tutto questo a fronte di un aumento di capienza di posti ancora assolutamente inadeguata.

Si apre così, con un richiamo al principio costituzionale della rieducazione della pena, la relazione di Mauro Palma, garante delle persone private della libertà, arrivato a conclusione del suo mandato dopo sette anni. Una relazione che si esprime anche su due fatti delle ultime settimane: il nuovo accordo europeo sui migranti (con l’ipotesi di rimpatri in Paesi terzi) e gli arresti dei poliziotti di Verona indicati come autori di maltrattamenti e violenze su alcuni fermati.

“Fatti - è il giudizio di Palma - indicativi di una cultura, non leggibile con il paradigma autoconsolatorio delle “mele marce”; una cultura che oggi alberga, minoritaria, ma esistente, in settori di operatori di Polizia, che percepiscono la persona fermata, arrestata o comunque detenuta, come nemico da sconfiggere e non come autore di reato a cui viene inflitta quella sanzione che la legge prevede e dei cui diritti si è responsabili nel momento in cui la si detiene. Certamente ogni argomentazione volta a sottolineare la difficoltà di questo compito è valida, ma mai giustificativa e il porla nell’immediatezza di un accertamento, quasi a diminuire la gravità di quanto acclarato, rischia di assecondare quella cultura di silenzi, di compiacimento, di inadempienza del proprio obbligo di denuncia che può sconfinare nell’omertà”.

Aumenta ancora la popolazione in carcere, meno stranieri - Sono 57.230 i detenuti nelle carceri italiane, di cui 2.504 donne. In aumento di 2.500 unità comunque rispetto al 2016, anno di insediamento del garante, che sottolinea come nel frattempo la capienza, già del tutto insufficiente degli istituti di detenzione, è aumentata solo di 1.000 posti. In calo la percentuale dei detenuti stranieri che passa dal 34 al 31,2 % e in diminuzione (e questo è uno dei pochi dati positivi) anche il numero dei reclusi senza condanna definitiva che passa dal 35,2 al 26,1 per cento.

Troppi detenuti con pene molto lievi - A far scattare il campanello d’allarme sono però le ancora troppe presenze in carcere di persone che devono scontare pene lievi per reati minori, in 1551 addirittura sotto l’anno e 2.785 con pene da uno a due anni. “ Per loro - nota il garante - non ci sono progetti di rieducazione e occorre assolutamente prevedere strutture diverse con legami sul territorio”.

Molto alto il numero dei suicidi già nei primi mesi dell’anno - Ventinove i detenuti che si sono tolti la vita in cella nei primi cinque mesi del 2023 più 12 casi di morti ancora da accertare, un trend in linea con gli 85 suicidi dello scorso anno. Sottolinea il garante come a gravare su questi atti estremi siano proprio le condizioni di invivibilità, ma anche “i gravi episodi di maltrattamenti e offesa della dignità delle persone detenute” a fronte soprattutto di detenzioni non necessarie, appunto quelle per reati di lieve entità a cui a da contraltare la diminuzione di reati gravi come gli omicidi (-25 %), le rapine (-33%), l’associazione mafiosa (il 36 %).

Rivedere le regole e i tempi del 41 bis - Il garante Mauro Palma affronta anche il delicatissimo tema del regime di detenzione speciale del 41 bis di cui quest’anno si è molto discusso anche per il caso Cospito. “È tempo di aprire un confronto sul 41 bis - dice Palma - sulla sua funzione, sulle regole, sull’estensione della sua applicazione, sulla durata spesso illimitata.

Ancora poca istruzione in cella - Il garante chiede al parlamento un investimento nell’istruzione. Tra i detenuti - si legge nella sua relazione - ci sono ancora 5.000 persone che non hanno concluso il ciclo della scuola dell’obbligo. Per altro verso in 1427 si sono iscritti ai corsi universitari.

I migranti privati arbitrariamente della libertà - Non piace al garante la prospettiva, prevista dal nuovo patto asilo e immigrazione, di rimpatri dei migranti senza permesso di soggiorno nei Paesi terzi. Già nei giorni scorsi Palma ha detto a Repubblica che la strategia dei rimpatri nella politica migratoria è “a perdere”. Lo confermano i numeri del 2022. Complessivamente i rimpatri sono stati 3.916 (2308 in Tunisia, 329 in Egitto, 189 in Marocco e 58 in Albania), “numeri piccoli rispetto al clamore frequente delle intenzioni”. E soprattutto troppo pochi rispetto alle 6.383 persone che nel 2023 sono state detenute nei Centri per il rimpatrio: di loro solo la metà è stata effettivamente rispedita a casa, gli altri - sostiene il garante - “è stata ugualmente trattenuta senza il perseguimento dello scopo come era da subito ipotizzabile e dunque senza giustificazione”.

La lunghissima lista d’attesa nelle Rems - Senza soluzione la delicatissima questione delle residenze destinate ad ospitare persone con problemi mentali che si sono macchiate di reati: sono 31 e ospitano 632 persone ma 675 sono in lista d’attesa e di queste 42 sono ancora illegalmente detenute in carcere.