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di Simona Lorenzetti

Corriere della Sera, 2 settembre 2023

“Non mi stupisco che accadano ancora infortuni sul lavoro di tale gravità. Non mi stupisco affatto, perché basta leggere le sentenze della Cassazione per capire che c’è qualcosa che non va e che per la sicurezza nel mondo del lavoro non si sta facendo abbastanza”. È un’amara considerazione quella che offre l’ex procuratore di Torino Raffaele Guariniello.

Si spieghi meglio...

“Io leggo tutte le sentenze della Suprema Corte e forse dovrebbero farlo anche i nostri politici. Se lo facessero, si renderebbero conto che la giustizia penale non fa più paura. La maggior parte dei procedimenti terminano con verdetti di prescrizione. E questo crea un senso di impunità”.

Allora, qual è la strada da seguire?

“I processi devono essere veloci, ma prima ancora lo devono essere le indagini. Quando avvenne la tragedia della Thyssen, svolgemmo tutti gli accertamenti in due mesi e mezzo: il giorno dopo il rogo, gli uomini della guardia di finanza perquisivano la società. Vennero sequestrati i computer e i documenti, questo ci ha permesso di sostenere un processo che ha avuto 5 gradi di giudizio e ottenere un verdetto di condanna. Ogni anno accadono decine di infortuni sul lavoro, alcuni anche molto gravi. Poi però assistiamo a indagini eterne, in cui ci si limita ad affidare agli esperti delle consulenze”.

Ma come si affronta il problema?

“La verità è che 120 Procure sono troppe. O meglio, sono troppe 120 Procure che si occupano di infortuni. In Italia ci sono tanti magistrati, la maggior parte dei quali bravi. Ma quanti sono veramente specializzati negli infortuni? Lo ripeto da anni, va istituita una Procura nazionale per la sicurezza sul lavoro. Ho avanzato la proposta a questo governo e anche a quelli precedenti. Ma la risposta è sempre stata il silenzio”.

Quali sono i vantaggi della Procura nazionale?

“Innumerevoli. Esattamente come nel caso della Procura Antimafia, sarebbe composta da magistrati specializzati che conoscono la materia e gli strumenti legislativi che hanno a disposizione. Non solo, quando facevo il magistrato spesso mi veniva rimproverato di non rispettare la competenza territoriale: una Procura nazionale supererebbe questa impasse”.

Perché la competenza territoriale è un limite?

“Se crolla un ponte bisogna capire i motivi del dissesto, ma la domanda è: quali altri ponti sono a rischio? Ecco il punto. Molti anni fa a Torino cadde una gru a Porta Palazzo e io diedi indicazione di sottoporre ai controlli tutte le gru che c’erano in città. Emersero delle problematiche e alle società venne imposto di mettersi in regola. Questo per me significa fare prevenzione. Le morti sul lavoro si combattano con la prevenzione”.

Bisogna cambiare le leggi?

“Le leggi ci sono, si possono sicuramente migliorare. Ma il primo passo è consentire all’autorità giudiziaria di fare bene il proprio lavoro. E questo vale anche per gli organi ispettivi, che soffrono di una costante carenza di organico”.