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La Repubblica, 10 luglio 2023

Nei video sui social si assiste a scene di “giustizia popolare” da parte di minorenni indottrinati che fanno chiedere “perdono” agli africani immigrati. Più di 500 migranti subsahariani sono stati arrestati a Sfax e portati al confine libico o algerino, dopo che la gendarmeria aveva effettuato raid nei quartieri popolati da persone provenienti da diversi Paesi africani. Lo riferisce Human Rights Watch (HRW). A dare man forte alla polizia tunisina ci sono stati gruppi di giovani armati di bastoni e pietre che hanno minacciato gli immigrati africani nei quartieri di Sfax, dove in qualche modo hanno trovato una sistemazione. Secondo alcune organizzazioni umanitarie, è in atto una vera e propria campagna di propaganda sui social network, orchestrata da membri del Partito Nazionalista Tunisino, con dichiarazioni xenofobe e cospiratorie.

Cacciati dalle case sfilano con le mani in alto. Esistono diversi video, pubblicati su Facebook e Tik Tok, sui quali si vedono chiaramente dozzine di giovani tunisini che inseguono migranti subsahariani nei quartieri alla periferia della città a 270 km a Sud di Tunisi, la seconda della Tunisia. Intanto, nel distretto di Rbatt - sempre a Sfax - altri gruppi di giovani hanno cacciato i sub-sahariani dalle case dove alloggiavano. Con il volto coperto da una bandana e bastoni in mano, li fanno sfilare con le mani in alto per strada, come si vede chiaramente in un video diffuso su TikTok il 5 luglio scorso da uno dei partecipanti all’attacco.

“Vogliono fare i gendarmi al posto della polizia”. “È gente che si è assunta arbitrariamente il ruolo dei gendarmi” Zied Mallouli è il fondatore di un’iniziativa popolare di Sfax chiamata Sayyeb Ettrotoir ("sciogliere il marciapiede") inizialmente destinata a denunciare l’inquinamento e l’uso illegale dello spazio pubblico, lanciata nel 2015. “Sere fa - ha riferito - un residente del distretto di Haffara, a Nord della città di Sfaz, ha chiamato dicendo che nel quartiere erano scoppiate tensioni e che si stava preparando un bagno di sangue. Sono andato lì per parlare ai giovani che si erano presentati davanti alle abitazioni dei subsahariani, pronti a dare battaglia. Abbiamo cercato di calmare la loro rabbia e spiegare loro che far rispettare la giustizia non è loro responsabilità”.

L’invito a fare “giustizia di massa”. D’altra parte, la polizia non è la benvenuta in queste zone disagiate della città, già di loro sensibili, e dove la convivenza con gli immigrati subsahariani genera una guerra tra poveri, peraltro già vista in mille altre situazione simili. Sono stati arrestati anche diversi giovani giovani tunisini, anche minorenni, che avevano aderito agli appelli sui social network per aggredire i neri a Sfax e agli inviti rivolti alla popolazione civile di fare la propria "giustizia di massa".

È avviata un’inchiesta del Tribunale. In un altro video, si mostra il rapimento di migranti subsahariani costretti a chiedere "perdono" ai tunisini per le presunte violenze che avrebbero scatenato a Sfax. Nello stesso video si chiede poi la creazione di uno Stato nello Stato, per l’autogestione della sicurezza a Sfax. Il Tribunale di primo grado della città ha aperto un’inchiesta nei confronti di Marwen Mestiri, alias "El Brince", dopo aver pubblicato video come quelli appena citati, nei quali riprende davanti alla telecamera migranti subsahariani che chiedono perdono ai tunisini.

Il ruolo del Partito Nazionalista sui giovani. Zied Mallouli, l’attivista che si batte per la difesa dei diritti riferisce poi che la maggior parte degli attacchi armati avvengono nei distretti a Nord di Sfax e nelle campagne circostanti, dove vivono comunità di cittadini subsahariani. “Questi giovani dice - che qualche mese fa giocavano a calcio assieme e simpatizzavano con altri giovani migranti, ora li attaccano. con bastoni e armi da taglio. Secondo me - aggiunge - sono indottrinati dagli adulti nazionalisti e xenofobi, che purtroppo stanno prevalendo. Si avverte poi molta retorica veicolata dal Partito Nazionalista - dice ancora Zied Mallouli - uno dei cui membri incita in video su TikTok gli abitanti del quartiere di Rbatt ad andare ad attaccare i migranti radunati all’altezza della moschea di Sidi Lakhmi, nel centro di Sfax”.