agenzianova.com, 30 agosto 2024
Il sindacato nazionale dei giornalisti tunisini (Snjt) ha chiesto al ministero della Giustizia della Tunisia di aprire un’indagine urgente e pubblica su presunti abusi perpetrati in carcere ai danni dei colleghi detenuti. Secondo il Snjt, il dicastero è “responsabile della protezione dei giornalisti incarcerati da tutte le pratiche che potrebbero incidere sulla loro integrità fisica e dignità umana”. Il sindacato denuncia, in un comunicato, presunti “abusi” e “violazioni” avvenuti presso il carcere femminile di Manouba, a Tunisi, nei confronti dell’avvocata e opinionista Sonia Dahmani. Secondo il sindacato, i fatti si sarebbero verificati mentre Dahmani si preparava a partecipare alla sua udienza in tribunale il 20 agosto 2024.
Snjt afferma di aver “iniziato a indagare sulle informazioni ricevute da quella data”, dopo che “la famiglia di Dahmani e i suoi avvocati hanno riferito che è stata sottoposta a una perquisizione approfondita e costretta a togliersi i vestiti nel tentativo di umiliarla, mettendola in ginocchio e violando la sua dignità umana, contravvenendo alle regole più basilari del rispetto della privacy, toccando il suo corpo e aggredendola moralmente in quanto donna”. Secondo l’organizzazione dei giornalisti tunisini, “l’Autorità generale per le carceri e la riforma ha inoltre ritardato la sua risposta nel rispettare il diritto all’assistenza sanitaria e alle medicine per Sonia Dahmani, il che ha complicato le sue condizioni di salute”.
“Da quando è entrata in prigione - aggiunge la stessa fonte - Dahmani soffre di nuove malattie croniche dovute alle condizioni carcerarie in cui vive”. Il sindacato afferma inoltre di aver “seguito con preoccupazione il deterioramento delle condizioni di salute della collega Shaza Hajj Mubarak nella notte di martedì 27 agosto 2024, nel carcere di Masadeen, dove le sue condizioni di salute si sono deteriorate negli ultimi mesi, il che potrebbe seriamente minacciare la sua sicurezza fisica e la sua vita”. Il Snjt chiede all’amministrazione penitenziaria di “fornirle le cure sanitarie necessarie e immediate”