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di Leonardo Martinelli

La Repubblica, 7 marzo 2023

La Banca mondiale blocca il suo partenariato con la Tunisia. E così, almeno per il momento, tutti i futuri finanziamenti al Paese maghrebino, che pure, in una fase di crisi economica grave, ne ha un disperato bisogno, saranno congelati. La ragione? “Le dichiarazioni di Kais Saied - si legge in una nota interna, resa pubblica da alcuni media - sui migranti dell’Africa subsahariana hanno provocato atti di persecuzione e violenze a carattere razzista”. Insomma, si tratta di una sorta di condanna internazionale della Tunisia per razzismo.

E le conseguenze per il Paese possono essere dolorose, perché la Tunisia si trova per le finanze pubbliche sull’orlo del default. Per evitare tale evenienza, sta aspettando da mesi che il Fondo monetario internazionale le accordi un prestito di quasi due miliardi di dollari. Il via libera, però, non arriva mai e probabilmente a sfavore di Tunisi gioca proprio l’enigmatico e inclassificabile personaggio che si ritrova come presidente. Ecco, il fatto che ora la Banca mondiale blocchi i suoi fondi, almeno temporaneamente, può influenzare in maniera negativa il processo di approvazione del prestito dell’Fmi.

Tutto è iniziato lo scorso 21 febbraio, quando Saied ha dichiarato che “misure urgenti” erano necessarie “contro l’immigrazione clandestina dall’Africa subsahariana”, parlando di “orde di migranti clandestini” il cui arrivo rappresenta “un’impresa criminale ordita per cambiare la composizione demografica della Tunisia”. Ha fatto riferimento esplicitamente alla teoria della “grande sostituzione”, sposata in Europa dall’estrema destra più becera, come se i migranti subsahariani arrivassero in Tunisia per sostituirsi alla componente arabo-musulmana della popolazione e non per procurarsi in qualsiasi modo un passaggio in un barcone in direzione di Lampedusa (quello che la maggioranza intende fare). Secondo i dati ufficiali, i subsahariani residenti nel Paese sarebbero circa 21mila ma certe stime arrivano fino a 50mila.

Le parole di Saied hanno provocato aggressioni nei confronti dei migranti e molti di loro hanno perso da un giorno all’altro le case che affittavano e il lavoro (spesso l’unico modo di procurarsi le risorse per pagare agli scafisti un passaggio verso l’Italia). La situazione è talmente tesa che certi Paesi africani, come la Costa d’Avorio, il Mali e la Guinea, hanno organizzato voli aerei per riportare in patria i loro cittadini. La nota interna della Banca mondiale è firmata da David Malpass, il presidente. Lui spiega che la sua istituzione non può proseguire le proprie missioni sul posto, dato che “la sicurezza e l’inclusione dei migranti e delle minoranze fanno parte dei valori centrali d’inclusione, di rispetto e di antirazzismo”, propri alla Banca Mondiale. Fonti vicino all’istituzione, comunque, sottolineano che “i progetti finanziati attualmente lo resteranno e quelli in corso andranno avanti” ma “fino a nuovo ordine” non saranno varati nuovi finanziamenti a un Paese che economicamente sta scivolano verso il baratro.

Per calmare le acque, domenica sera, la presidenza tunisina aveva annunciato facilitazioni per regolarizzare i subsahariani rimasti (ma senza presentare nessuna scusa). Queste misure, secondo Malpass, vanno “nella buona direzione” e la Banca Mondiale “ne valuterà e sorveglierà con attenzione l’impatto”. Ma, all’apparenza, non sono sufficienti. Nella nota il presidente della Banca mondiale ricorda che “la Tunisia ha una lunga tradizione di apertura e di tolleranza che è incoraggiata da molte persone all’interno del Paese”.