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di Alessandro Fioroni

Il Dubbio, 28 febbraio 2023

Il presidente Kais Saied fa arrestare i principali leader politici dell’opposizione E attribuisce agli immigrati subsahariani un complotto per la “sostituzione etnica”. La Tunisia colpita da una profonda crisi economico sociale sta sprofondando verso un regime autoritario incarnato dal presidente Kais Saied. Quest’ultimo ha spazzato via le speranze suscitate dalla rivoluzione del 2011 che, al pari di altre nazioni nordafricane, vedevano il paese avviarsi verso una strada democratica. Saied infatti ha sospeso il parlamento e licenziato il governo nel luglio 2021, in seguito si è mosso per prendere il controllo del sistema giudiziario e concentrare il potere nelle sue mani.

Assumendo il controllo della magistratura Saied ha avuto campo libero per avviare una repressione contro tutta l’opposizione politica che si è frapposta alla riscrittura della Costituzione organizzando continue manifestazione che stanno raggiungendo l’apice nelle ultime due settimane. Più di una dozzina di persone, tra cui politici, giudici, avvocati e personaggi dei media, sono state arrestate. Dietro le sbarre sono finiti un importante leader aziendale con stretti legami in tutto lo spettro politico, un ex ministro delle finanze, un altro ex alto funzionario di Ennahdha (il partito di tendenza islamica), due magistrati e un ex diplomatico. Secondo gli avvocati l’accusa e la stessa per tutti: aver attaccato la sicurezza dello stato.

Il caso più recente due giorni fa quando la polizia ha circondato la sua casa per trarre in prigione Ben Mbarek, un esperto di diritto costituzionale come Saied stesso. Mbarek aveva sostenuto il presidente nella sua candidatura elettorale del 2019, ma da allora è diventato uno dei suoi principali critici. In seguito si è unito insieme ad altre figure di spicco dell’opposizione alla FNST (Fronte di salvezza nazionale) L’organizzazione è caduta nelle maglie della repressione subendo una lunga sequela di arresti. Mercoledì sono finiti in galera Chaima Aissa, il leader del FNST e l’altra figura di spicco Issam Chebbi. Aissa ha guidato le proteste contro Saied ed è stata accusata ai sensi di una legge sulla criminalità informatica dopo aver criticato il presidente in un’intervista radiofonica. Chebbi invece, capo del Partito Repubblicano, è stato arrestato vicino a un centro commerciale con sua moglie mentre la polizia perquisiva la sua abitazione.

Secondo Salsabil Chellali, direttore tunisino del gruppo di monitoraggio internazionale Human Rights Watch: “Il messaggio in questi arresti è che se osi parlare, il presidente può farti arrestare e denunciare pubblicamente mentre i suoi scagnozzi cercano di costruire un file contro di te basato su osservazioni che hai fatto o su chi hai incontrato”. Saied ha attribuito agli arrestati la responsabilità della carenza di cibo e carburante scaturita dalla crisi delle finanze pubbliche, per questo sta tentando di ottenere un prestito dal FMI, cosa che ha scatenato ulteriori proteste di piazza. Ma il presidente sta giocando anche un’altra carta per trovare un capro espiatorio: i migranti africani.

La Tunisia è un punto di partenza chiave per i rifugiati che cercano di raggiungere l’Europa su quella che per le Nazioni Unite e la rotta migratoria più mortale del mondo. Più di 21mila africani sub- sahariani vivono nel paese nord africano, compresi quelli con visti per studenti e altre residenze legali. Molti sono impiegati nell’economia informale segnata dallo sfruttamento.

In una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale martedì scorso Saied ha affermato che orde di migranti stanno causando crimini e rappresentano una minaccia demografica per la Tunisia invocando misure urgenti. Sabato centinaia di persone sono scese in strada al grido di Abbasso il fascismo. Alla manifestazione hanno preso parte artisti, attivisti per i diritti umani e membri di gruppi della società civile. Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti sociali ed economici, ha poi confermato che a seguito delle affermazioni del presidente il numero di aggressioni razziste contro gli africani è aumentato con tentativi di cacciarli dalle loro case.