La Repubblica, 22 settembre 2024
Un report di Amnesty International: a rischio la libertà di espressione e di associazione. L’ultima escalation di repressione messa in atto in Tunisia ha portato in carcere almeno 97 membri del gruppo di opposizione Ennahda tra il 12 e il 13 settembre. Ai detenuti, tutti accusati di cospirazione e di altri reati legati al terrorismo, è stato negato l’accesso agli avvocati per 48 ore. Le autorità continuano a detenere arbitrariamente esponenti politici dell’opposizione e difensori dei diritti umani; a mettere da parte i candidati alle elezioni presidenziali del 6 ottobre e a ignorare le decisioni dei tribunali amministrativi di reintegrarli. Il sistema di giustizia penale nel piccolo Paese nordafricano - scrive Amnesty International - è ormai un’arma per mettere a tacere il dissenso.
Magistratura e stato di diritto. L’Alta Autorità Indipendente per le Elezioni (ISIE), l’istituzione incaricata di organizzare le elezioni dal 2011 ma i cui membri, dal 2022, vengono nominati direttamente dal Presidente Kais Saied, ha promosso solo tre candidati per le prossime elezioni presidenziali, tra cui lo stesso presidente in carica. Molti degli espulsi dalla competizione elettorale hanno contestato la decisione nei tribunali amministrativi, i quali hanno una giurisdizione esclusiva sulle controversie relative alle elezioni. Tre dei ricorrenti: Imed Daimi, Mondher Znaidi e Abdellatif Al Mekki hanno vinto il ricorso e avrebbero dovuto essere reintegrati, tuttavia il 1° settembre l’ISIE ha respinto la sentenza vincolante della corte e ha impedito ai tre di partecipare alla campagna elettorale, con una mossa che mina l’indipendenza della magistratura e lo stato di diritto.
Gli oppositori politici. Il 1° settembre le autorità tunisine hanno arrestato Ayachi Zammel, uno dei candidati inizialmente approvati dall’ISIE, con l’accusa di “aver fatto donazioni per influenzare l’orientamento degli elettori”. In sostanza Zammel avrebbe pagato per sostenere la propria candidatura. Il 5 settembre il tribunale ha ordinato la sua liberazione, ma poi Zammel è stato nuovamente arrestato e portato a Jendouba, nel nord-ovest della Tunisia, con le stesse accuse. Il 5 agosto un tribunale di Tunisi, in primo grado, ha condannato cinque potenziali candidati alla presidenza a otto mesi di prigione e al divieto a vita di candidarsi per una carica istituzionale con la stessa accusa rivolta a Zammel: aver fatto donazioni per influenzare l’orientamento degli elettori. L’8 settembre la Corte d’Appello di Tunisi ha confermato la condanna per due di loro: Abdellatif El Mekki e Nizar Chaari.
La libertà dei media. L’ISIE ha tentato di limitare la copertura mediatica indipendente delle elezioni. Secondo il sindacato dei giornalisti almeno quattro stazioni di radio private, da luglio a oggi, hanno ricevuto avvisi scritti in merito ai commenti trasmessi in relazione alla campagna elettorale. Radio Mosaïque FM, una delle più ascoltate nel Paese, ha ricevuto per esempio due segnalazioni nelle quali si sosteneva che i commenti fatti dai giornalisti Kaouther Zantour e Assya Atrous costituivano “un insulto e una presa in giro del lavoro dell’ISIE e del processo elettorale”. Il 20 agosto la giornalista indipendente Khaoula Boukrim, fondatrice del sito informativo Tumedia, ha mostrato un’e-mail in cui l’ISIE le revocava l’accredito per seguire la campagna elettorale per “aver violato il dovere di garantire una copertura mediatica obiettiva, equilibrata e neutrale”.
Vietata la distribuzione del magazine Jeune Afrique. Questo episodio rappresenta un precedente nella storia dei diritti e delle libertà represse in Tunisia dal 2011 a oggi. “Non è compito dell’ISIE controllare il lavoro dei media. Gli accrediti concessi a giornalisti e osservatori hanno lo scopo di facilitare l’accesso durante le diverse fasi delle elezioni e non quello di esercitare un controllo sulla copertura delle stesse e limitare la libertà dei media”, commenta Agnès Callamard, Segretario Generale di Amnesty International. Al magazine Jeune Afrique è stata vietata la distribuzione del numero di settembre in Tunisia, presumibilmente a causa di un articolo critico nei confronti del presidente Kais Saied intitolato “The Hyper President”.
Impedire il monitoraggio delle elezioni. L’ISIE ha respinto le richieste di accreditamento presentate dalle ONG IWatch e Mourakiboun, due organizzazioni tunisine che monitorano le elezioni dal 2014. Secondo l’ente le due ONG hanno ricevuto “finanziamenti esteri sospetti da Paesi con cui la Tunisia non ha relazioni diplomatiche” - documenta Amnesty. Secondo gli standard internazionali sui diritti umani, le associazioni devono avere la libertà di ricevere finanziamenti da varie fonti, sia nazionali che internazionali, senza indebite restrizioni.
Settanta persone in detenzione arbitraria. Dal 2022 le autorità tunisine reprimono gli oppositori politici e i presunti critici del presidente Saied. Oltre 70 persone tra cui avvocati, giornalisti, difensori dei diritti umani e attivisti, sono stati sottoposti a detenzione arbitraria e a procedimenti giudiziari per avere semplicemente esercitato il diritto alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione.