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di Sami Ben Gharbia*

La Stampa, 14 luglio 2023

Sebbene questi video tolgano il fiato, si prevedeva che ci sarebbe stata violenza contro i migranti sub-sahariani in Tunisia, esacerbata dal discorso razzista e populista del Presidente tunisino Kais Saied. Le dichiarazioni offensive del Presidente hanno causato paura tra i migranti e i tunisini neri, che ha provocato una reazione violenta contro i migranti in tutta la nazione. Resoconti e testimonianze rivelano una serie di abusi, tra cui violenze fisiche, uccisioni, detenzioni arbitrarie, sfratti, sfruttamento, discriminazione sistematica e rifiuto di accesso al cibo, all’acqua e alle cure mediche.

Anche la presente ondata di repressione è indubbiamente legata all’esternalizzazione delle politiche sull’emigrazione dell’Unione Europea, con una potenziale influenza dovuta alla pressione italiana e alle azioni di lobbying del Partito Nazionalista Tunisino. Il Partito Nazionalista Tunisino, noto per la sua posizione xenofoba e di rifiuto verso i migranti sub-sahariani, ha svolto un ruolo perpetuando propaganda e discorsi razzisti contro i migranti sub-sahariani di origini africane. Questo partito, insieme al Presidente tunisino Kais Saied, ha contribuito a generare discorsi di odio e razzisti rivolti ai migranti, che hanno provocato ostilità e aggressioni contro i residenti neri in Tunisia.

Il complesso rapporto con la razza e il razzismo in Tunisia è palese, poiché il paese è orgoglioso di essere la prima nazione musulmana ad aver abolito ufficialmente la schiavitù, eppure lotta con un razzismo profondamente radicato contro i neri che permea vari aspetti della società. La situazione ha prodotto violenza xenofoba, arresti da parte della polizia ed espulsioni nei confronti di migranti. È evidente che la Tunisia ha molto cammino da percorrere per considerare e affrontare il proprio problema di razzismo verso i neri e sono necessarie misure urgenti per eliminare i pregiudizi e combattere la violenza razzista.

La Commissione delle Nazioni Unite ha formulato un avvertimento e una dichiarazione di procedura d’azione d’urgenza, sollecitando la Tunisia a porre fine all’incitamento all’odio e alla violenza contro i migranti sub-sahariani. La situazione ha, inoltre, indotto vari governi a organizzare voli per rimpatriare i propri cittadini. Centinaia di migranti provenienti da paesi quali la Costa d’Avorio, il Mali, la Guinea e il Senegal, hanno deciso di ritornare in patria a causa della violenza. Molti altri migranti e rifugiati sono stati sfrattati con la forza dalle loro abitazioni o hanno perso il lavoro. ONG riconosciute che operano nel campo dei diritti umani, sollecitano l’adozione di misure concrete per affrontare questa crisi, tra cui sensibilizzare il pubblico, ritenere le autorità tunisine responsabili, collaborare con altre organizzazioni per fornire assistenza e supporto alle vittime e condividere informazioni pertinenti.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno considerato insufficienti le misure annunciate dal governo tunisino per affrontare il forte aumento della discriminazione e degli abusi razzisti. È evidente che la situazione sta peggiorando e che è necessario agire urgentemente per affrontare la violenza e proteggere i diritti dei migranti sub-sahariani in Tunisia. La situazione sta peggiorando. Purtroppo, l’accettazione da parte della società locale della violenza è estremamente preoccupante.

*Attivista tunisino per i diritti umani