di Maria Grazia Rutigliano
sicurezzainternazionale.luiss.it, 14 novembre 2019
Il presidente della Turchia, Recep Erdogan, ha annunciato che intende continuare a rimandare a casa i membri dell'Isis detenuti in Turchia, facendo riferimento ai Paesi che hanno imposto sanzioni contro Ankara per le trivellazioni a largo di Cipro.
"Dovreste rivedere la vostra posizione nei confronti della Turchia, che al momento detiene così tanti membri dell'Isis in carcere", ha affermato Erdogan parlando ai giornalisti ad Ankara, martedì 12 novembre. Tale dichiarazione fa riferimento alla decisione dei ministri degli Esteri dell'Unione Europea di sanzionare la Turchia per le trivellazioni esplorative al largo della costa di Cipro. Il Ministero degli Interni della Turchia aveva già annunciato, lunedì 11 novembre, che Ankara aveva iniziato a rimpatriare i combattenti dell'ISIS catturati in Siria. I Paesi interessati sono stati Francia, Germania e Stati Uniti.
Nell'ambito delle attività di trivellazione nel Mediterraneo orientale, il Ministero degli Esteri turco aveva dichiarato che non cesserà le proprie operazioni e continuerà a preservare i propri diritti. In particolare, la Turchia ha affermato che non smetterà di salvaguardare i diritti del suo Paese, derivanti da norme internazionali, così come i diritti e gli interessi della Repubblica turca di Cipro del Nord, situata nel Mediterraneo orientale. Le mosse da parte europea sono considerate "incomprensibili". Inoltre, secondo quanto affermato dal Ministero turco, è inutile minacciare Ankara, in quanto il Paese è determinato nel continuare le proprie attività di esplorazione e trivellazione.
Il Consiglio Europeo, riunitosi a Bruxelles, l'11 novembre, in occasione del vertice dei ministri degli Affari Esteri, ha dichiarato di aver adottato misure restrittive contro la Turchia, responsabile delle attività di trivellazione nel Mediterraneo orientale, ritenute "illegali" e non autorizzate. Nello specifico, tali restrizioni includono il divieto di viaggio nell'Unione Europea, ovvero dei visti, e il congelamento dei beni per coloro che sono responsabili, o coinvolti, nelle operazioni nelle acque di Cipro. La decisione da parte europea ha fatto seguito alla dichiarazione dello scorso 14 ottobre, quando il Consiglio europeo aveva espresso piena solidarietà a Cipro, la quale lamenta una violazione della propria sovranità territoriale. La mossa successiva sarà l'identificazione delle personalità e degli enti economici, industriali e finanziari coinvolti.
Già il 4 novembre, le autorità turche avevano avvertito che Ankara avrebbe rimandato indietro i jihadisti catturati in Siria, Iraq e Turchia verso i loro Paesi d'origine, anche se la loro cittadinanza fosse stata revocata. Secondo quanto riferito da un funzionario turco, il primo ad essere rimpatriato è di nazionalità statunitense ed entro il 14 novembre, a detta del portavoce dell'Interno, Ismail Catakli, altri sette jihadisti di nazionalità tedesca verranno rimpatriati. Tali azioni, è stato evidenziato, sono il risultato di misure legali. Da parte sua, il ministero degli Esteri tedesco ha evidenziato che la reale appartenenza all'Isis dei connazionali potrà essere verificata una volta ricevuti i documenti di viaggio.
Catakli ha poi dichiarato che un danese e un tedesco sono stati deportati l'11 novembre, portando così il numero dei jihadisti rimpatriati a tre. L'elenco include altresì 11 francesi, due irlandesi e altri due tedeschi, per cui sono state quasi completate le procedure di rimpatrio.
Il portavoce turco aveva precedentemente criticato l'approccio dei Paesi europei verso la questione. Dal canto suo, l'Europa sta prendendo in esame un meccanismo che prevede il trasferimento dei jihadisti stranieri dalla Siria all'Iraq, così da poterli processare lì, a seguito delle accuse di crimini di guerra. L'Europa non desidera avviare processi contro i connazionali affiliati all'Isis nel proprio territorio, in quanto teme che ciò possa provocare la reazione dei cittadini o aumentare il rischio di attentati.