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di Maurizio Porro

Corriere della Sera, 19 luglio 2023

Su Netflix la serie coraggiosa diretta da Francesco Bruni e tratta dal romanzo di Daniele Mencarelli. Sotto questo titolo poetico si nasconde una serie coraggiosa che esamina i rapporti interpersonali di un gruppo di pazienti sottoposti al TSO, il trattamento sanitario obbligatorio. Che non vuol dire essere pazzi, ma aver bisogno urgente di una forma di equilibrio psichico che se ne è andato, un tagliando alle nostre nevrosi ma soprattutto alla nostra sensibilità. Il lavoro di Francesco Bruni, 7 puntate su Netflix tratte dal romanzo di Daniele Mencarelli che ha vinto il Premio Strega Giovani, è un ottimo lavoro di squadra, intendendo anche il cinema italiano che si è occupato del confine tra normalità e follia, partendo dai “Matti da slegare” di Bellocchio, Rulli, Agosti e Petraglia, fino all’americano top “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e alla “Pazza gioia” di Virzì, di cui Bruni è stato spesso assistente.

La serie vive di una sua autonomia sentimentale e sociale soprattutto quando sta fra i sei ospiti della camerata in cui si “sconta” la pena di una settimana di ricovero per aver oltrepassato i limiti della psicopatologia della vita quotidiana. In particolare il nostro riferimento è l’emotivo, giovane Daniele (Federico Cesari lo rende in ogni minuto credibile, anche nei dubbi e nel divenire) che si trova dopo una crisi a convivere con cinque ospiti del reparto psichiatrico di una clinica dove medici e infermieri fanno rispettare regole abbastanza rigide, anche se si vedrà che è possibile aggirarle. Regista e sceneggiatore spesso detective dei giovani e del giovanilismo (uno per tutti, “Scialla!”), Bruni manovra bene il gioco delle relazioni non semplici tra persone spesso oppresse da consci o inconsci dolori e che non si conoscono.

C’è Mario (Andrea Pennacchi, uno dei migliori) un maestro elementare depresso ma cui sembra bastare il nido dell’uccellino di fronte per ritrovar speranza, c’è Gianluca, gay oppresso dal padre militare (Vincenzo Crea, bravissimo) attratto da Daniele, che invece ha una scappatella con una ragazza del padiglione a fianco, Nina, influencer che ha tentato il suicidio (Fotinì Peluso), la parte meno interessante e più banale dell’intera vicenda che copre una settimana particolare di vita. E poi c’è Madonnina, con gli occhi nascosti da una nebbia nera dice il romanzo (Vincenzo Nemolato), un nevrotico mistico quasi farsesco, Alessandro (Alessandro Pacioni) che giace in stato vegetativo dopo un incidente e infine, ultimo arrivo, Giorgio, di taglia XL (Lorenzo Renzi) chiaramente il più pericoloso per la stazza e anche per lo stato confusionale della sua mente.

L’andata e ritorno dai buchi neri della malattia mentale, gli ospiti si relazionano come possono, nasce una alleanza tra Daniele, che se ne andrà dopo aver rischiato una doppia pena, e Mario, purtroppo recisa da un fatto tragico, mentre nella vita “reale” le famiglie di questi pazienti vigilano, soffrono, un poco complottano per i loro cari. Il terreno della pazzia è molto scivoloso per chiunque e Bruni rischia ogni tanto di scivolare sul sentimentalismo di facciata, mentre riesce ad essere convincente nel diagramma degli impulsi di odio e amore tra queste persone che devono esorcizzare il male di vivere, convivere con i propri fantasmi e cercare anche di entrare nella privacy degli altri. Grazie al cast, la miscela riesce ad amalgamare molti dati, eccede nei momenti della suspense, quando i medici rischiano la vita, e quando si fa strada un tentativo sentimentale, mentre la banalità del vivere quotidiano in quelle condizioni è molto ben espressa o solo suggerita da piccole annotazioni di psicologia spicciola nella camerata.

Anche il reparto dei tutori dell’ordine ospedaliero, che frugano ma neanche troppo nella confusione delle menti dei loro ospiti, al netto di qualche convenzione, funziona e l’infermiere di corsia Ricky Memphis si guadagna la palma per l’affettuoso impatto umano che inserisce nel buon senso del personaggio. Fedele al romanzo, la serie impone il punto di vista e di vita di Daniele, che probabilmente resterà con noi anche perché è quello giovane, che ha la forza vitale per tentare di ricominciare e promettere tutto e subito anche quando i rapporti con la famiglia si fanno complicati e generano un miscuglio di sensazioni tra dramma e commedia.