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di Aldo Fontanarosa

La Repubblica, 19 febbraio 2023

I giudici confermano una Circolare del 2017 che elenca i 21 canali ammessi in cella (di cui 15 della Rai). I reclusi non possono rivendicare il diritto all’informazione e al miglioramento della loro cultura perché le trasmissioni autorizzate sono sufficientemente varie. E tantomeno può reclamare chi è al 41 bis. Detenuti che sono al 41-bis, detenuti sottoposti al carcere duro, si aggrappano ai canali televisivi per andare avanti. C’è il recluso che vorrebbe vedere Tv8 (un canale gratuito di Sky) con MasterChef Italia, 4 Ristoranti e perfino qualche partita delle Coppe nella sua offerta. C’è il detenuto che sogna Focus, canale di Mediaset con le sue trasmissioni sulla scienza, l’archeologia, l’avventura.

Ma la Corte di Cassazione - chiamata a decidere sul tema nel 2022 e nel 2023 - tiene il punto. In sostanza, i giudici della Corte confermano la correttezza di una circolare del 2017, a firma della Amministrazione penitenziaria nazionale, che elenca i soli 21 canali irradiabili in cella.

Sono, per la precisione: Rai1, Rai2, Rai3, Rai4, Rai5. E ancora: RaiNews24, Rai Movie, Rai Scuola, Rai Storia, Rai Sport 1 e Rai Sport 2 (quest’ultimo estinto), Rai Premium. Quindi Rai Yoyo e Rai Gulp, con i loro cartoni animati. A seguire Canale 5, Rete 4, Italia Uno, La Sette, Cielo, Iris e Tv 2000.

Le gare culinarie - Spiega la Cassazione che negare la visione di uno specifico canale - come Tv8, con le partite e le gare culinarie - non determina una lesione dei diritti soggettivi del detenuto. Sempre la Cassazione ritiene che la decisione finale sulle emittenti irradiabili in cella spetti all’Amministrazione penitenziaria nazionale. Parole che rendono vincolante la circolare del 2017 con l’elenco dei soli 21 canali ammessi.

Aggiunge la Cassazione che questa circolare del 2017 non è sindacabile - non può essere messa in discussione - perché non risulta “manifestamente irragionevole” e perché non nega il diritto del detenuto a informarsi, e a migliorare le proprie conoscenze. In un simile quadro, quello dei condannati - desiderosi di vedere specifici canali - è un reclamo “generico”, dunque non meritevole di essere valutato.

Le due sentenze - Sia nel 2022 sia nel 2023, la nostra Corte di Cassazione si occupa della questione. I suoi giudici intervengono alla fine di procedure e liti molto intricate. Sulle richieste dei detenuti di vedere canali di loro gradimento, in prima battuta si pronunciano:

- il magistrato di Sorveglianza che vigila sulla esecuzione della pena,

- e i Tribunali di Sorveglianza, che valutano la correttezza dei provvedimenti di questi magistrati.

Di norma dicono la loro sulla vicenda anche i penitenziari, il ministero della Giustizia e il suo Dipartimento della Amministrazione penitenziaria.

Ora, soprattutto la sentenza del 2023 è delicata. Il testo lascia intendere che uno specifico penitenziario ha ampliato il numero dei canali visibili per i soli detenuti comuni, concedendone quattro in più rispetto ai 21.

A quel punto, un recluso al carcere duro (41-bis) - escluso dall’ampliamento - ha lamentato una discriminazione rispetto ai detenuti comuni, una lesione al diritto di informarsi e un colpo al suo processo rieducativo.

Sulla base di questa argomentazioni, sia il magistrato di Sorveglianza e sia il Tribunale di Sorveglianza hanno autorizzato la visione dei quattro ulteriori canali anche per i condannati al carcere duro. D’altra parte, vedere 4 canali in più non poneva problemi di sicurezza né avrebbe permesso ai detenuti 41-bis di dialogare con l’esterno.

Ora, al momento di dire l’ultima parola sulla vicenda, la Corte di Cassazione è molto prudente. Non si chiede se sia giusto o meno penalizzare il detenuto al 41-bis dal punto di vista televisivo. Si limita a dire che le deroghe sono sostanzialmente sbagliate per tutti i carcerati, di ogni ordine e grado. Spetta alla sola Amministrazione penitenziaria nazionale (quindi al ministero della Giustizia) decidere quali canali proporre in tutti i penitenziari del Paese, anche per organizzare al meglio la loro gestione. Vale, insomma, la sola Circolare del 2017 con i suoi 21 canali.