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di Alessandro Fioroni

Il Dubbio, 3 marzo 2023

Inchiesta degli esperti forensi del “Mobile Justice Team” con la Procura di Kiev. “Quello dei russi era un piano calcolato per terrorizzare la popolazione ucraina”. “Un piano calcolato per terrorizzare” la popolazione locale. È questa la conclusione, resa nota ieri, alla quale sono arrivati gli investigatori del governo ucraino che indagano sulle cosiddette camere di tortura scoperte a Kherson, nel sud del paese, dopo la ritirata dei russi e l’ingresso in città dei soldati ucraini. L’inchiesta è stata resa possibile non solo dal lavoro degli esperti di Kiev ma anche e soprattutto grazie all’opera svolta dal Mobile Justice Team. Si tratta di un pool di legali, composto sia da veri e propri avvocati sia da esperti forensi, che si muovono rapidamente nelle zone di conflitto cercando di rintracciare le responsabilità di chi commette crimini di guerra.

In questa maniera il “Mjt” è riuscito a raccogliere le prove che hanno mostrato come i centri di detenzione russi non fossero casuali, ma parte di un piano finanziato direttamente da Mosca. Il team di avvocati che ha portato alla luce il crimine era composto appunto sia da ucraini sia da esperti di altre nazioni guidati da un avvocato britannico. Le squadre di investigazione sono collegate al Global Rights Compliance, un’organizzazione internazionale che lavora insieme agli organismi giudiziari: in Ucraina il Grc è presente fin dal 2015, quando gli scontri in Donbass tra governativi e milizie separatiste, iniziati un anno prima, divennero molto cruenti.

Le squadre mobili agiscono a stretto contatto con il procuratore generale (Opg), lo assistono in tutte le fasi e gli aspetti delle indagini, della ricostruzione dei casi e dell’azione penale. Grazie al loro modo di lavorare e all’agilità che li contraddistinguono, gli uomini e le donne del Mobile Justice Team sono riusciti ad indagare su almeno venti camere di tortura a Kherson. La città è rimasta sotto il controllo russo per otto mesi, dal 2 marzo dello scorso anno fino a quando, l’11 novembre successivo, le forze ucraine sono entrate in città. È su questo lasso di tempo che si è focalizzata l’attenzione del “Mjt”: dopo aver raccolto testimonianze e analizzato i siti allestiti dagli occupanti, gli avvocati sono arrivati ad argomentare, come esposto dal legale che ha guidato le squadre, Wayne Jordash, che i centri di sevizie erano indirizzati deliberatamente a “terrorizzare, soggiogare ed eliminare la resistenza ucraina e distruggerne l’identità”.

L’inchiesta è stata resa possibile grazie alle denunce e alle prove raccolte attraverso l’intervista di almeno mille sopravvissuti. Dai racconti, serviti a portare avanti poi le risultanze delle indagini, è emerso che quattrocento persone, catturate dai russi, risultano attualmente scomparse da Kherson. Non si conosce la loro sorte ma si è appreso che i centri di detenzione erano gestiti dai servizi di sicurezza di Mosca, dall’Fsb, così come dal servizio carcerario russo e dai collaboratori locali. I prigionieri includevano chiunque avesse un legame con lo Stato ucraino o con la società civile: si trattava di attivisti, giornalisti, dipendenti pubblici e insegnanti. Altre vittime hanno affermato di essere state fermate casualmente per strada e poi detenute con l’accusa di avere semplicemente materiale pro- ucraino sui loro telefoni. In molti sono stati sottoposti a percosse fisiche, torture con scosse elettriche e waterboarding. Sono stati costretti a imparare e recitare slogan, poesie e canzoni filo-russe.

Sebbene le indagini delle squadre di giustizia agiscano in piena autonomia, esse non sono completamente indipendenti. Come ha spiegato lo stesso avvocato Jordash, sono finanziate dal Foreign office del Regno Unito, dall’Ue e dal dipartimento di Stato Usa. L’intento è comunque quello di colmare un vuoto nel servizio di Procura nazionale dell’Ucraina attraverso la formazione e il tutoraggio. Già prima dell’invasione, l’Ucraina aveva ottomila pubblici ministeri, ma solo il dipartimento per i crimini di guerra e due unità avevano esperienza nelle indagini su casi di questa portata.