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di Alessia Pilotto

Il Gazzettino, 20 giugno 2022

Lavori al via a settembre, sei mesi di cantiere per avere poi 13 stanze nuove a disposizione. Un tempo che non va sprecato: per questo, il Garante dei diritti dei detenuti Franco Corleone ha chiamato a raccolta le associazioni.

Ieri Corleone ha presentato la sua proposta ai soggetti del terzo settore: “Ci siamo confrontati con l’architetto Di Croce che ha in mano la progettazione del nuovo carcere - ha spiegato - e abbiamo fatto il punto sui tempi: a inizio luglio potrebbe essere pubblicata la gara e a settembre iniziare il cantiere del primo lotto, ossia quello sulla semilibertà e sull’ex sezione femminile. Quest’ultima dovrebbe portare a nuove 13 stanze tra pian terreno e primo piano. La mia idea è che di debba arrivare preparati perché sarebbe terribile avere nuovi ambienti e lasciarli vuoti”.

L’idea è di sfruttarli come spazi per attività culturali e artigianali-produttive: “Ad esempio creando una sala della musica, una del teatro, una per la pittura, una per i laboratori di ceramica”. “Sarebbe bello - ha detto -, che l’ex femminile fosse autogestita dalle associazioni, che potessero decidere orari e attività. Il modello Udine infatti non deve limitarsi a nuovi muri, ma ad una nuova concezione della gestione del carcere”.

L’altro interlocutore sarà l’Università del capoluogo friulano: “Penso che l’Ateneo lavorerà soprattutto sugli spazi detentivi e quelli comuni - ha proseguito Corleone -; lì ci sono superfici per creare una mensa a mezzogiorno e si pensa anche di sfruttare i sottotetti. Sì potrebbe stimolare l’Università a dare avvio ad un processo partecipato con associazioni e detenuti anche sui locali della semilibertà: ad esempio, i carcerati potrebbero contribuire a ideare le celle, i loro colori e l’arredamento”.

Sono stati sottolineati ancora una volta i problemi storici di via Spalato: “Rispetto ad una capienza di 86 persone - ha detto il Garante - il carcere ne ospita attualmente 129. Ora, 49 di loro sono positivi al Covid, cosa che ha provocato l’ennesimo blocco delle attività e, inevitabilmente, un clima teso. Come mai l’unico luogo in cui c’è la chiusura totale è rimasto il carcere? I carcerati non possono vivere una situazione di restrizione così assoluta, soprattutto dopo gli ultimi due anni difficili, senza aver avuto alcun ristoro e in una condizione di sovraffollamento. È una situazione insostenibile.

Forse - ha continuato Corleone - bisogna prevedere il numero chiuso anche in carcere. Numeri così alti, infatti, rischiano di minare la validità dei progetti legati al nuovo carcere. A Udine, ci sono 20 persone che hanno il fine pena nel 2022: se avessero una misura alternativa immediata, si alleggerirebbero le presenze. Inoltre circa il 50 per cento dei detenuti è dentro per detenzione e piccolo spaccio oppure perché tossicodipendenti che hanno compiuto reati predatori”.