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di Franco Corleone

Messaggero Veneto, 25 aprile 2023

Caro De Toni, l’inizio di una avventura come quella di Sindaco di una città, in particolare di Udine che ha la responsabilità culturale del Friuli, regione di confine e di confini, rappresenta una sfida esaltante.

Le propongo un approccio inedito, di partire cioè dal carcere, per comprendere le contraddizioni sociali di una comunità che ha bisogno di coltivare relazioni fondate sul senso di umanità, sull’inclusione e non sulla cattiveria.

Le ho proposto di visitare insieme la struttura di Via Spalato all’inizio del suo mandato, per dare un segno concreto di attenzione ai diritti e ai diritti degli ultimi, tenendo insieme la lezione di Loris Fortuna e di padre Davide Maria Turoldo.

Il carcere è davvero un caleidoscopio che fa vedere plasticamente i frutti dell’emarginazione e dell’immigrazione, la povertà e il disturbo mentale, l’ignoranza e la violenza.

Eppure da questo crogiuolo emerge anche la voglia di riscatto e la responsabilità delle istituzioni è decisiva per dare una sponda a chi vuole reinserirsi nel consorzio civile.

Si renderà conto delle conseguenze del welfare mancato, e di come ritessere la tela strappata sia un dovere civico. Ci sono detenuti senza documenti di identità e senza residenza, per questo chiedo che sia previsto per un giorno la settimana uno sportello anagrafe per garantire cittadinanza piena a tutti.

Molti detenuti non riescono a utilizzare le possibilità di misure alternative alla detenzione perché non hanno casa e lavoro, eppure vi sono risorse della Cassa Ammende per dare risposte adeguate e la Caritas è fortemente impegnata su questo progetto; il Comune può essere il motore di un esperimento positivo utilizzando la rete del volontariato e del Terzo settore che sono protagonisti di un Tavolo permanente di confronto.

La cultura deve entrare in carcere attraverso il rafforzamento della convenzione con la Biblioteca del Comune e con attività che leghino il dentro e il fuori.

La previsione dei lavori di pubblica utilità può rappresentare una possibilità di professionalizzazione e anche in questo caso il Comune può assumere un ruolo di promozione.

All’inizio della visita si accorgerà della presenza imbarazzate dei cassonetti della raccolta dei rifiuti e comprenderà la mia richiesta di realizzare una isola ecologica e un progetto di raccolta differenziata con il lavoro dei detenuti.

Piccole cose? Forse, ma la qualità della vita in carcere passa anche da questioni elementari.

Le ricordo che il Sindaco è l’autorità sanitaria del Comune e firma i TSO (trattamenti sanitari obbligatori) che richiedono attenzione somma e che per il carcere deve vigilare e garantire le condizioni igienico sanitarie adeguate.

Troverà il carcere di Via Spalato immerso in un cantiere, perché sono iniziati i lavori di una significativa ristrutturazione che assicurerà maggiore vivibilità per i detenuti semiliberi, una qualità allargata per i colloqui con le famiglie e la costruzione di un Polo culturale, formativo e di laboratori. Infine avremo un teatro di cento posti aperto alla città.

L’impegno di tante e tanti, è di fare del carcere di Udine un modello di convivenza per abbattere la recidiva. Maurizio Battistutta, primo garante dei detenuti del comune di Udine, sognava un meleto in Via Spalato come sogno di vita: il 14 aprile con Roberta Casco, presidente di Icaro, abbiamo piantato quattro meli sperando in tanti frutti di libertà. Il giorno dopo nel Salone Ajace si è svolto un appassionato incontro per la terza edizione del Premio letterario dedicato a Battistutta. Abbiamo avuto conferma, dall’ascolto delle poesie e dei racconti, dalla visione di opere grafiche dei detenuti di tutta Italia, che l’arte e la bellezza possono salvare il carcere e dare speranza alle donne recluse e agli uomini prigionieri.