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di Epifanio Romano

triesteallnews.it, 10 novembre 2022

Un giovane di 22 anni detenuto nel carcere di via Spalato a Udine, si è tolto la vita. Il suicidio è avvenuto lo scorso lunedì 7 novembre. Il giovane si trovava recluso nella struttura di Udine dallo scorso 22 settembre, quando era stato trasferito nel carcere udinese da Trieste, ove si trovava dall’estate del 2021 per una lite che era culminata nell’accoltellamento, da parte sua, di due coetanei e per la quale era stato formulato a suo carico il capo d’accusa di tentato omicidio. Il giovane si trovava in isolamento da qualche tempo, a seguito di un litigio con il compagno di cella e con un agente.

A darne notizia è stato il Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive per il Comune di Udine, Franco Corleone. Che ha commentato così il fatto: “Siamo di fronte a una continua emergenza e non bisogna abituarsi a queste tragedie. Speravo che Udine si “salvasse”, ma non è stato così. La maggior parte dei suicidi avviene all’inizio del periodo detentivo.”. Un problema che per il garante è imputabile soprattutto al sovraffollamento delle carceri e a tutte le conseguenze che ne derivano e che rendono molto difficile la vita dei detenuti.

Un problema che si fa sentire anche a Udine, secondo quanto rilevato da Corleone, che ritiene anche che con l’applicazione di misure diverse dalla detenzione per i reati minori la situazione migliorerebbe: “Servono maggiori misure alternative per chi ha pene brevi - ritiene infatti Corleone - poi c’è il problema di chi soffre di disagi psicologici e dei tossicodipendenti che dovrebbero stare in strutture per loro più tollerabili e adeguate: senza di loro, che costituiscono un’ampia fetta di detenuti, il carcere sarebbe meno sovraffollato e di più facile gestione. Il carcere - conclude - non deve essere una discarica sociale, ma volta al recupero dei suoi ospiti”.

Honsell: fallimento per tutti - Sul fatto si è espresso il consigliere regionale di Open Sinistra Fvg, Furio Honsell. “Un suicidio in carcere di un giovane di poco più di 20 anni è un fallimento per tutta la società. Quanto è avvenuto a Udine l’altro ieri è gravissimo. Ormai da anni la prigione di Udine è sovraffollata ed è ben nota la mancanza di personale nelle carceri italiane, soprattutto di operatori per il sostegno psicologico e psichiatrico. Le persone psicologicamente più fragili e bisognose sono proprio quelle che finiscono più frequentemente in cella di isolamento. Quanto è avvenuto a Udine è quindi è stata una dinamica tragicamente molto frequente e ben nota”.

Dal Zovo: problema carceri esplode di nuovo - “Un fatto grave e triste, che fa scoppiare nuovamente il bubbone delle condizioni nelle nostre carceri, tra sovraffollamento e carenza di personale” ha invece affermato la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Ilaria Dal Zovo “Le difficoltà del sistema carcerario le conosciamo da tempo e purtroppo tornano di attualità quando succedono eventi drammatici come quello avvenuto lunedì scorso”.

I suicidi in carcere sempre più frequenti, sono già 74 nel 2022 - Se il fatto in sé è una tragedia, ancor più amara è la constatazione che - come fatto notare tanto da Corleone quanto da Honsell e Dal Zovo - quello del giovane suicidatosi nel carcere a Udine non è affatto un caso isolato e che, anzi, i numeri di suicidi nelle carceri italiane sono in aumento. Dall’inizio dell’anno a oggi, infatti, sono già 74 i detenuti che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita (i dati raccolti da ristretti.it riportano 76 casi ma, come fatto notare da Damiano Aliprandi su Il dubbio, vengono erroneamente conteggiati un suicidio avvenuto il 30 dicembre del 2021 e un tentativo di suicidio sventato dalle guardie carcerarie). Un numero elevatissimo, soprattutto se confrontato con i dati degli anni passati e che, con ancora un mese e mezzo dalla fine dell’anno sono destinati a crescere.

Il dramma delle carceri è un problema a tutto tondo - Un numero che evidenzia una situazione difficile nelle carceri: dal sovraffollamento al disagio psicologico che si vive per la privazione della libertà - spesso anche per reati di poco conto - e per la condivisione di spazi troppo ristretti con molte persone. Senza dimenticare, talvolta, il problema della sovraesposizione mediatica dei protagonisti di alcuni casi di cronaca (nella maggior parte dei casi senza che l’eventuale colpevolezza sia stata accertata o comunque decretata da una sentenza definitiva, in sfregio all’articolo 27 della Costituzione italiana).

Il problema delle carceri (che può a sua volta intersecarsi con quello, inteso in modo più ampio, della salute mentale) è una delle emergenze che le istituzioni dovranno risolvere. Per evitare che i numeri dei suicidi tra i detenuti continuino a crescere e per restituire dignità a chi, pur avendo sbagliato, rimane comunque una persona.

E anche per fare in modo che, come prescrive sempre l’articolo 27 della Costituzione, il carcere possa avere davvero una funzione rieducativa sul detenuto. Non si tralasci, ovviamente, la questione legata al personale carcerario, costretto a una mole di lavoro sempre maggiore, per far fronte a carceri sovraffollate, con detenuti in difficoltà e con un organico la cui ampiezza è inadeguata a far fronte a tutti questi problemi. Il dramma delle carceri, insomma, riguarda le strutture a tutto tondo, non solo questa o quella parte. E va affrontato prima possibile.