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Il Gazzettino, 16 novembre 2023

Un detenuto di 64 anni “ha deciso di mettere fine alla sua vita”. È successo ieri mattina, mercoledì 15 novembre, nel carcere di Udine. “È il 59esimo suicidio che si verifica quest’anno nelle carceri italiane”. Lo rende noto il garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Udine, Franco Corleone, annunciando che domani alle 12 visiterà la struttura penitenziaria. L’uomo, ripercorre Corleone in una nota, “era in carcere da soli sei giorni, era stato visitato all’ingresso solo dal medico ed era prevista la cosiddetta “grande sorveglianza”.

La vittima è un udinese di 64 anni, Rodolfo Hilic, accusato di maltrattamenti in famiglia. Per questo, il gip di Udine aveva disposto l’allontanamento dalla casa familiare. Dal 29 luglio l’uomo dormiva nella propria automobile. Su richiesta del pm, giovedì scorso la misura è stata aggravata e sostituita con la custodia cautelare in carcere perché il 64enne avrebbe contattato la moglie con messaggi recriminatori. “Il mio assistito - spiega il difensore dell’uomo, l’avvocato Filippo Mansutti - era affranto perché non riusciva a trovare un posto in cui vivere. Giovedì è entrato in carcere - continua - e lunedì ho depositato un ricorso contro la misura. Attendevo la fissazione dell’udienza per comunicargliela, ma stamattina ho saputo della sua morte. Ho inviato una richiesta all’autorità giudiziaria - conclude - per l’apertura di un’indagine sulla vicenda”.

Il garante ha spiegato che all’ingresso in carcere per l’uomo era stata prevista la cosiddetta ‘grande sorveglianza’, destinata alle persone fragili. “Probabilmente - afferma Corleone - c’era bisogno di un intervento sociale commisurato alla situazione e di un accompagnamento. Ma il carcere - conclude - è un luogo di abbandono e lui non ha retto l’angoscia di un’accusa pesante e la rottura del rapporto familiare”.