sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Paolo Pandolfini

Il Riformista, 14 gennaio 2024

Per fare il punto sulla carenza di personale amministrativo negli uffici giudiziari, Alleanza Verdi e Sinistra ha organizzato per lunedì prossimo presso la Sala stampa della Camera una conferenza stampa a cui prenderanno parte, oltre ai vertici della Funzione pubblica Cgil, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ed il capo dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria, il giudice Gaetano Campo. Il tema, va detto subito, è di grande attualità ed è ai primi punti dell’agenda del Guardasigilli Carlo Nordio. Per far fronte alla carenza di personale amministrativo ed affiancare i magistrati nella redazione delle sentenze, nella scorsa legislatura era stato ideato “l’Ufficio del processo”.

La task force, sulla carta composta da ben 16mila giovani neolaureati, non solo in giurisprudenza ma anche in economia, informatica e scienza politiche, assunti con contratto a termine di tre anni ed uno stipendio netto di circa 1700 euro al mese, avrebbe dovuto abbattere l’arretrato e permettere così all’Italia di ottenere i fondi del Pnrr. Ad oggi però l’Ufficio del processo si è rivelato un mezzo flop, con solo la metà dei posti che sono stati coperti. Questi giovani, pur volenterosi, si sono trovati dalla sera alla mattina nella trincea dei tribunali senza una formazione specifica.

L’attività del giudice ordinario, esame del fatto, applicazione del diritto, motivazione dei provvedimenti, non è quella del giudice della Corte costituzionale, da dove veniva la ministra Marta Cartabia, la prima fautrice dell’Ufficio del processo. Alla Consulta il giudice può anche fare il supervisore dei suoi assistenti di studio a cui delegare tronconi della propria attività (a un componente dello staff l’istruttoria, a un altro la ricerca giuridica, a un altro ancora la scrittura della bozza del provvedimento) per poi compiere egli la sintesi finale. Nei tribunali è diverso. Anche perché i ritmi di lavoro non sono confrontabili. Il risultato è stato che lo scorso anno il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto fu costretto ad annunciare che il target della riduzione del 65% delle cause pendenti entro il prossimo 31 dicembre, concordato con Bruxelles, sarà impossibile da raggiungere. Anzi, in circa 50 tribunali, fra cui i più importanti del Paese, Bologna, Milano, Roma, Napoli, l’arretrato invece di diminuire starebbe addirittura aumentando. Per correre ai ripari con il recente Milleproroghe si è allora deciso di procrastinare di due anni la scadenza del loro contratto, con il concreto rischio in futuro di rivendicazioni per una stabilizzazione a tempo indeterminato.

Il Pnnr, riguardo la lentezza processi ritenuta “eccessiva”, aveva previsto che dovesse “essere maggiormente contenuta con interventi di riforma processuale e ordinamentale”. “A questi fini “ si poteva leggere nella nota inviata alla Commissione europea “ è necessario potenziare le risorse umane e le dotazioni strumentali e tecnologiche dell’intero sistema giudiziario”. Il “fattore tempo” doveva allora essere affrontato tramite riforme tecnico-processuali, e quindi a costo zero. Le risorse stanziate per il comparto giustizia furono destinate esclusivamente alla creazione dell’Ufficio per il processo da intendersi come “un team di personale qualificato di supporto, per agevolare il giudice nelle attività preparatorie del giudizio”, quali “ricerca, studio, monitoraggio, gestione del ruolo, preparazione di bozze di provvedimenti”. Niente di specifico venne dedicato invece alla digitalizzazione dei tribunali. Sarebbe allora opportuno, vista la drammatica situazione, cominciare a prendere in seria considerazione l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale nel settore giustizia.