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di Giada Valdannini

spazio50.org, 20 ottobre 2023

Grazie agli sgravi fiscali previsti dalla legge Smuraglia, Seconda Chance opera nei penitenziari mettendo in contatto imprenditori e persone recluse. La storia di chi ha trovato una nuova strada. “La possibilità di una vita differente, io credo che la meritiamo tutti”. Gabriella Cucchiara non ha dubbi. Ha scelto di assumere due ragazzi - uno di 30 e l’altro di 46 anni - e di dare loro una seconda opportunità: quella di ripartire da sé, dal lavoro, dalla propria autonomia. Un’occasione tanto più formidabile se si pensa che questi due uomini - uno di Roma, l’altro di Catania - vengono diretti dal carcere Petrusa, a Favara.

Quando la raggiungiamo, Gabriella è al lavoro nel suo ristorante. Si tratta de La Promenade, nel bel mezzo della Valle dei Templi: è ad Agrigento. Gabriella ha fatto una scelta orientata da una profonda empatia e non trattiene una certa emozione nel raccontarci di come sia arrivata all’assunzione di questi due lavoratori. “Quando ho avuto il colloquio con loro in carcere, mi sono sentita piccola - dice -. Ho sentito chiaramente come per loro fossi un’ancora, la possibilità di costruire un futuro altrove. D’altronde, senza una seconda chance, come ci si può riscattare? Senza il lavoro non si può fare nulla”.

E Seconda Chance è proprio il nome dell’Associazione non profit del Terzo Settore - firmataria di un protocollo di collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria -, grazie alla quale tutto ciò è stato possibile. Fondata a luglio dello scorso anno, è frutto di un lavoro tenace e ostinato di Flavia Filippi - giornalista del Tg La7 - che, nel solo arco di un anno, è riuscita a trovare un impiego a oltre duecento persone tra detenuti, ex detenuti, familiari di detenuti. E il numero degli occupati è in costante aumento, anche mentre scriviamo.

“Ho sempre avuto questa attrazione per le persone che non si possono difendere - ci racconta Flavia -, per quelli che non hanno le forze, anche la forza economica di scegliersi un buon avvocato o che sono emarginati. Ce l’ho sempre avuta, fin da bambina”. E forse è proprio questa la molla che spinge questa donna a impegnarsi senza risparmiarsi, con l’obiettivo - chiaro - di rendere l’attività di Seconda Chance sempre più capillare.

Nel caso dell’incontro con Gabriella - che da dieci anni è presidente provinciale della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e fa parte del direttivo nazionale delle Donne Imprenditrici della Confcommercio - tutto è avvenuto durante un’assemblea di categoria in cui Flavia ha presentato il programma dell’associazione nel tentativo di individuare sempre più imprese disposte ad aderire al progetto. Gabriella non se l’è fatto ripetere: “Sono rimasta colpita dal video con la testimonianza di un ragazzo che aveva trovato lavoro tramite Seconda Chance e ho deciso di mettermi in gioco, di fare ciò che era nelle mie possibilità”.

Dopo l’incontro in carcere, infatti, ha avviato le procedure per l’assunzione dei ragazzi che infatti sono entrati a far parte della sua brigata. Uno aveva esperienza nella ristorazione perché lavorava nel bar del carcere e l’altro era invece più esperto di manutenzione. Entrambi si sono messi all’opera nel ristorante della Valle dei Templi e, racconta ancora Gabriella: “Non smettono mai di ringraziarci per l’opportunità e portano con loro lo stupore intatto di chi, per anni, è stato di fatto tagliato fuori dalla vita oltre il carcere”. Ci spiega meglio: “Ogni gesto anche scontato - come la torta di compleanno per festeggiare uno di loro - viene accolta con grande emozione e persino la tecnologia che per tutti noi è ormai un alleato, per chi ha passato anni in un penitenziario può essere motivo di incredibile stupore”.

Gabriella questa sua scelta la ripeterebbe ancora mille volte e non fa che proseguire il suo tam tam affinché anche nuovi colleghi facciano la scelta di assumere dal carcere. Come ciò sia possibile ce lo spiega Flavia Filippi: “La legge Smuraglia (193/2000) offre sgravi fiscali e contributivi a chi assuma, anche part time o a tempo determinato, detenuti in articolo 21 O.P. (legge 354/75) cioè persone ammesse al lavoro esterno”.

Seconda Chance svolge perciò un’attività molto simile a un’agenzia di collocamento perché , come racconta Flavia: “Se un ristoratore chiama e dice di aver bisogno di un cuoco, mi attivo affinché magari un ex detenuto che ha lasciato il carcere due giorni prima - e mi ha scritto disperato perché si trova fuori, ma senza lavoro - possa fare un colloquio e ricollocarsi”. Sì, perché ciò che stupisce di questa associazione è proprio l’idea di tessitura, la grossa rete messa in campo che tiene assieme il personale dei penitenziari, le persone che scontano la pena, coloro che hanno finito il loro cammino in carcere e le loro famiglie. E non stupisce che gli stessi detenuti e i loro familiari intrattengano un rapporto di riconoscenza e aggiornamento con chi ha permesso loro di immaginare e costruire un nuovo percorso. Fuori dalle mura del carcere.

Le imprese, per parte loro, oltre ad aderire a un progetto sicuramente incentivante possono trarne il vantaggio di sgravi fiscali e agevolazioni su questo genere di assunzioni. Un lavoro - pensateci - poderoso, nato per dare risposte ai detenuti ma che pure fa i conti con non poche difficoltà dal momento che Seconda Chance - pur avendo vinto due bandi di gara con la Regione Lazio e con la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, e avendo ricevuto anche piccoli contributi che sono sicuramente ottimi segnali di incoraggiamento - non può basarsi soltanto sul volontariato e cerca, dunque, chi la sostenga e l’aiuti fattivamente.