sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Eugenio Albamonte*

Il Riformista, 15 aprile 2024

Un provvedimento, frutto di una plateale forzatura dei percorsi legislativi definiti dalla Costituzione, che ha una motivazione squisitamente politica e demagogica. Un dito nell’occhio all’intera magistratura. Un omaggio postumo a Silvio Berlusconi che indicava all’opinione pubblica i giudici come anormali e disturbati mentali. Uno scalpo per quei partiti dell’area di Governo che in molti modi stanno dimostrando insofferenza per la funzione esercitata dalle toghe, come dalle altre istituzioni di garanzia, quando il loro operato intralcia le politiche e gli obiettivi perseguiti. L’introduzione dei test psicoattitudinali per i magistrati non ha altro significato se non questo.

Un provvedimento, frutto di una plateale forzatura dei percorsi legislativi definiti dalla Costituzione, che ha una motivazione squisitamente politica e demagogica: incidere negativamente, per l’ennesima volta, sulla credibilità dell’istituzione giudiziaria presso i cittadini e che le altre istituzioni dovrebbero incrementare anziché tentare di demolire. Nel nostro Paese, tra i tanti problemi che assillano la giustizia, quello dell’affidabilità psichica dei magistrati praticamente è inesistente. Fortunatamente non si ha notizia di decisioni che siano risultate, ex post, inficiate dalla mancanza di “giudizio” del magistrato.

Inoltre l’attitudine psichica dei magistrati è costantemente monitorata. Siamo l’unica categoria professionale che viene valutata ogni quattro anni anche in relazione all’equilibrio dimostrato nell’esercizio della professione e nella vita privata, che già oggi, quindi, viene monitorato dai capi degli uffici, dai colleghi, dai tanti avvocati che esercitano quotidianamente il loro ministero davanti al giudice e affianco al PM. Nella fase di accesso alla magistratura, ancor più, questo aspetto viene attenzionato, mediante una attenta osservazione sul campo, svolta da tutor e colleghi affidatari e valutata dal CSM e dalla Scuola della Magistratura.

Si tratta quindi di una modifica inutile e persino pericolosa su due piani: se i test introdotti dovessero servire a individuare le patologie psichiatriche sarebbero insufficienti, in quanti la diagnostica psichiatrica è cosa ben più seria e richiede una protratta osservazione e talvolta un lavoro d’equipe. Se invece il fine fosse quello di operare una selezione in base alle attitudini sarebbero arbitrari e potenzialmente discriminatori. Per selezionare, invece, le attitudini più adatte per fare il magistrato bisognerebbe, in primo luogo, qualificarle. Lavoro non facile e suscettibile di scelte contrastanti: è preferibile un giudice conformista o anticonformista, autoritario o tollerante, indipendente o subordinato, garantista o giustizialista? Le alternative sono infinite e ciascuna scelta implica la definizione di uno specifico modello di magistrato, disegnato inevitabilmente in modo arbitrario ed opaco.

Il tema della trasparenza delle scelte è particolarmente sensibile e delicato, atteso che alcuni test, tra questi il famigerato Minnesota, sono stati utilizzati, in passato, anche con finalità di subdola discriminazione, consentendo l’identificazione di alcuni specifici orientamenti personali, anche riferiti alla vita intima, al fine di escludere i soggetti selezionati. Una ultima considerazione merita il parallelismo tra i magistrati ed altre categorie (come le forze dell’ordine) che già oggi vengono selezionate anche attraverso la somministrazione di test.

Si tratta di funzioni differenti e molto distanti tra loro. Recentemente un esperto evidenziava come il magistrato fosse chiamato a prendere scelte molto ben ponderate ed argomentate che richiedono tempo di maturazione, mentre poliziotti e militari sono chiamati a decidere velocemente e con scarsi elementi di giudizio. A me sembra opportuno ricordare che le forze dell’ordine esercitano il monopolio legale della forza coattiva nei confronti dei cittadini ed operano spesso in rapporto diretto ed esclusivo con persone che si trovano in posizione di assoluto e totale assoggettamento. Il magistrato non usa la forza ed agisce in un contesto ove operano innumerevoli altri soggetti con ruoli di garanzia e di controllo a partire dagli avvocati difensori come previsto e garantito dalla Costituzione.

*Magistrato