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di Giacomo Puletti

Il Dubbio, 6 febbraio 2024

Delusione e amarezza dopo gli incontri con il guardasigilli e Tajani: no ai domiciliari presso l’ambasciata. Schlein attacca: “Il “dolore” di Nordio? Inutile”. “Credo che mia figlia starà molto tempo in galera”. Roberto Salis, il padre di Ilaria, esprime tutta la sua delusione dopo i faccia a faccia con i ministri Tajani e Nordio. “È andata molto peggio di come ci aspettavamo - dice dopo il colloquio con il Guardasigilli - Non vediamo nessuna azione che possa migliorare la situazione e siamo stati completamente lasciati da soli: abbiamo chiesto due cose, ci sono state negate”. In mattinata Tajani aveva parlato di incontro “privato e cordiale”, promettendo che il governo continuerà a impegnarsi “perché possa essere rispettata la normativa comunitaria per i diritti dei detenuti”. Mentre il guardasigilli ha sottolineato che una “interlocuzione epistolare tra un dicastero italiano e l’organo giurisdizionale straniero sarebbe irrituale e irricevibile”.

Della normativa in materia ha parlato per la prima volta anche l’Ue, per bocca la commissaria Ue ai Servizi Finaziari, Mairead McGuinness, intervenuta a nome della Commissione nel dibattito sul caso Salis al Parlamento europeo. “Le questioni relative alla detenzione sono principalmente di competenza e responsabilità degli Stati membri, ma la Carta dei diritti fondamentali richiede che, nell’ambito del diritto comunitario, le condizioni di detenzione non violino i diritti fondamentali”, ha detto McGuinness, secondo la quale “la priorità della Commissione è assicurarsi che tutti questi diritti” procedurali per l’equo processo “siano garantiti e attuati in modo corretto ed efficace dai Paesi membri e dove necessario non esiterà ad avviare procedure di infrazione in casi di violazione del diritto Ue”. Questi diritti, ha concluso, “includono il diritto all’interpretazione e alla traduzione, il diritto alla informazione e agli atti del caso, in particolare tutto il materiale indispensabile per contestare efficacemente la liceità di un arresto o di una detenzione nonché la presunzione di innocenza da cui deriva il divieto di presentare indagati e accusare persone in tribunale o in pubblico mediante l’uso di misure di costrizione fisica”. Il riferimento alle immagini di Salis portata in Aula legata a mani e piedi e tenuta con una catena è evidente.

E se il capogruppo dem a Strasburgo, Brando Benifei, ha parlato di “vergogna” per il “silenzio del governo italiano sul caso”, ad attaccare direttamente Meloni e stata la segretaria del Pd, Elly Schlein. Del caso Salis “il governo se n’è occupato con enorme ritardo e in modo del tutto insufficiente”, ha spiegato la leader dem a L’Aria che tira. “Nordio ieri si è detto addolorato e sorpreso - ha aggiunto - ma i diritti di Salis sono stati lesi davanti al mondo e lei non se ne fa nulla del dolore e della sorpresa del ministro”. La risposta di Meloni è arrivata direttamente dal Giappone, dove l’inquilina di palazzo Chigi ha preso il testimone della guida del G7 dal premier nipponico Fumio Kishida. “Non so cosa intenda Elly Schlein sul grave ritardo - ha commentato meloni - se lei è più brava di noi saprà cosa fare”.

Controrisposta a stretto giro di Schlein. “Non so se siamo più bravi - è la versione di Schlein - Ma so che il governo ne ha parlato solo dopo che il mondo ha visto il guinzaglio e le catene e ha taciuto sulla vicenda per mesi per non urtare il suo amico e alleato Orban”. Sullo sfondo resta la richiesta di domiciliari da scontare all’ambasciata d’Italia in Ungheria, opzione che tuttavia per Nordio e Tajani non è percorribile.