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La Stampa, 19 febbraio 2024

In un’intervista al “Guardian” l’uomo ha spiegato di avere paura di ritorsioni in caso di concessione degli arresti domiciliari. Roberto Salis torna a esprimere preoccupazione per la situazione della figlia Ilaria, detenuta in carcere in Ungheria dal suo arresto l’anno scorso con l’accusa di tentata aggressione. Lo fa in un’intervista al Guardian dopo la marcia organizzata dall’estrema destra domenica scorsa a Budapest, che commemorava le forze naziste nella seconda guerra mondiale: su un muro è stato dipinto un murale che immaginava la morte per impiccagione dell’attivista antifascista italiana. Salis ha dichiarato di temere per l’incolumità della figlia e ha sottolineato l’urgenza di riportarla in Italia il prima possibile.

“La recente manifestazione neonazista a Budapest e quel murale confermano i miei timori sul pericolo in cui continua a correre mia figlia mentre è detenuta in Ungheria”, ha detto. “Sappiamo già che sui canali Telegram militanti di estrema destra dicevano di voler mettere Ilaria su una sedia a rotelle”.

Il giornale inglese ricostruisce la storia dell’insegnante di Monza, arrestata nella capitale ungherese nel febbraio 2023 dopo una contromanifestazione contro un raduno neonazista, accusata di tre capi d’accusa di tentata aggressione e accusata di far parte di un’organizzazione di estrema sinistra. Lei nega le accuse, spiega l’articolo, che comportano una pena fino a 24 anni di carcere e in una lettera al suo avvocato , ha descritto dettagliatamente le condizioni che ha dovuto affrontare dal suo arresto: celle infestate da ratti e insetti, divieto di lavarsi per giorni e mancanza di cure mediche urgenti.

Il padre ricorda anche la lunga mancanza di contatti: “Siamo riusciti a parlare brevemente con mia figlia solo il 7 settembre 2023, sette mesi dopo il suo arresto. Mia figlia in quel momento ha deciso di non dirci nulla delle condizioni degradanti in cui era detenuta. La conosco. Non è il tipo che ci preoccupa. Ma quando ho letto la lettera che aveva scritto agli avvocati, da padre, ho capito che dovevo fare qualcosa e abbiamo avviato una campagna mediatica per denunciare il caso”.

L’articolo del Guardian non manca di sottolineare i risvolti politici, notando che “a Roma, dove un murale ora mostra Salis che spezza le sue catene, il caso potrebbe essere imbarazzante per Giorgia Meloni, il primo ministro italiano, che insieme al vice primo ministro Matteo Salvini, ha stretti legami con Viktor Orbán, il primo ministro nazionalista ungherese, anche se sebbene Meloni e Orbán abbiano divergenze sul sostegno dell’UE all’Ucraina. I resoconti dei media in Italia hanno suggerito che Salis sia stata coinvolta nelle richieste del governo ungherese in cambio della sua estradizione, come il sostegno di Roma per un’Ungheria sempre più isolata all’interno dell’UE”.

“Il timore che ho è che il caso possa essere strumentalizzato- ha detto ancora Salis-. Non solo a livello ungherese, ma anche a livello italiano. Questo è un caso che si presta ad essere strumentalizzato. E questo non farebbe altro che causare danni ancora maggiori alla salute mentale e fisica di mia figlia”.

E non mancano i dettagli sulle prese di posizione in Italia: “Salvini e il suo partito della Lega hanno più volte criticato Salis, sostenendo che facesse parte di un gruppo che danneggiò un gazebo utilizzato dal partito a Monza nel febbraio 2017. Gli avvocati hanno detto che è stata assolta in relazione a quel caso. Interrogato sulle parole di Salvini, il padre di Salis ha detto: Ci sono grandi uomini e piccoli uomini, ci sono grandi donne e piccole donne. Ognuno decide a quale categoria vuole appartenere”. L’uomo ha ricordato che la famiglia intende citare in giudizio Salvini per diffamazione, mentre gli avvocati stanno valutando la possibilità di ricorrere alla Corte europea dei diritti umani per il suo trattamento.

Secondo fonti governative, l’Italia punta a convincere Budapest a consentire la messa agli arresti domiciliari di Salis in Ungheria. Ma la sua famiglia teme che ciò la esponga al rischio di ritorsioni da parte di gruppi di estrema destra: “È troppo pericoloso per nostra figlia, ha detto Roberto Salis. Continueremo a chiedere che Ilaria possa scontare la sua pena in Italia. Partendo dal presupposto che mia figlia sia colpevole dei reati a lei imputati, in Italia un anno di carcere già scontato sarebbe una punizione più che sufficiente. Se mia figlia deve essere punita è giusto che ciò avvenga con una sentenza accettabile anche nel nostro Paese. È assurdo pensare che per tali reati rischi di scontare 24 anni di carcere”.

E ha aggiunto: “Mia figlia è andata l’11 febbraio 2023 a protestare contro la marcia neonazista. Immaginate se in Germania i neonazisti festeggiassero l’attraversamento della linea Maginot in Francia. È preoccupante che in Europa un paese possa ospitare - non condannare, non vietare e non impedire - una simile marcia. Credo che chi vorrebbe un’Europa diversa dovrebbe agire per prevenire queste manifestazioni”.