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di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 7 febbraio 2024

Il ministro della Giustizia: chiediamo il rispetto delle regole di detenzione. Ministro Carlo Nordio, Roberto Salis denuncia che “lo Stato non fa niente” per sua figlia Ilaria. Non è così?

“Lo Stato ha fatto il possibile. Anche di più. Abbiamo oltre 2.000 cittadini in carceri straniere e per ciascuno ci attiviamo, nei limiti di norma”.

Ma si sentono lasciati soli...

“Mai stati soli. L’ho incontrato due volte. E ci siamo mossi con doverosa sollecitudine, appena ci è stato prospettato il problema. Ma il nostro intervento ha un limite invalicabile: la sovranità della giurisdizione straniera”.

Perché non ha voluto firmare la garanzia che la detenzione domiciliare in Italia sarebbe stata in sicurezza?

“Ci ha chiesto di descrivere al giudice ungherese le garanzie offerte dallo Sato italiano in caso di applicazione degli arresti domiciliari. Era una richiesta irricevibile. Se fosse stata una semplice spiegazione, il magistrato avrebbe potuto rispondere che anche lui conosceva la legge italiana. Se invece fosse stata una surrettizia richiesta di convertire la misura cautelare, sarebbe stata un’interferenza. L’idea che un ministro italiano possa suggerire a un giudice, italiano o straniero, come comportarsi, sarebbe vista, giustamente, come un sacrilegio”.

Perché non alza la voce? Ragioni politiche come accusa la leader dem Elly Schlein?

“Non capisco cosa intenda sul far la voce grossa nei confronti di una giurisdizione sovrana. Cosa accadrebbe se un ministro straniero volesse insegnare ai nostri magistrati cosa devono fare?”.

Perché non ospitare Salis in ambasciata?

“Impossibile. È territorio italiano, ma non ha né la struttura né la legittimazione a sostituirsi a un domicilio privato come luogo di detenzione. Se, in astratto, un detenuto si allontanasse, commetterebbe il reato di evasione punito dalla legge italiana, ma sarebbe arrestato in Ungheria che dovrebbe riconsegnarlo a noi. Avremmo un insolubile conflitto di attribuzioni, mai verificato”.

I domiciliari in Ungheria non erano stati chiesti per timore di ritorsioni neonaziste?

“Non so perché non sia stata presentata subito la richiesta. Era l’unico mezzo per poter poi chiedere i domiciliari in Italia. Per gli accordi europei occorre il doppio passaggio, requisito non richiesto in India per i marò, che poi erano militari. Chiedere direttamente i domiciliari in Italia non poteva sortire effetto”.

Allora cosa farete?

“L’unica cosa che possiamo e stiamo facendo, è assicurarci che vengano rispettate le regole umanitarie ed europee sulla detenzione”.

Avete avuto garanzie contro manette e guinzaglio?

“Al garante dei detenuti hanno assicurato un trattamento conforme a leggi e accordi internazionali. Manette e catene non sono state abolite, ma sono un’eccezione. Normativa italiana ed europea sono chiarissime: l’imputato compare libero davanti al giudice, salvo non si dispongano misure coercitive per ragioni di sicurezza o pericolo di fuga. Purtroppo le abbiamo viste anche da noi. E vediamo imputati anche in gabbia, come bestie feroci. Non so cosa sia più degradante”.

C’è un altro attivista italiano ricercato in Ungheria. Se catturato sarà consegnato?

“Non ne sono informato. Ma varrebbero le stesse considerazioni fatte per Salis”.

Ilaria sarà in carcere a lungo come teme il padre?

“Mi auguro, umanamente, che ritorni in patria quanto prima. Ma la giurisdizione di un paese è sovrana. Come la nostra nei confronti delle migliaia di detenuti stranieri”.

Il ddl Nordio è in discussione al Senato. La separazione delle carriere e del Csm arriveranno assieme alla legge sul premierato e sull’autonomia differenziata?

“Dopo questo ddl presenteremo il ddl intercettazioni e la modifica di altre norme. Separazione delle carriere e riforma Csm seguiranno immediatamente. Se dovessero esser radicali, esigerebbero una revisione costituzionale, e quindi sarebbero precedute dalla legge sul premierato. Se fossero più contenute, e quindi modificabili con legge ordinaria, arriverebbero molto prima. È una scelta politica”.

Pensate di farla?

“Ci stiamo riflettendo”.

Lo stop alla presentazione del libro di Amato in carcere è stato per motivi ideologici?

“Un’illazione arbitraria e contraria alla nostra tradizione. Ogni evento in carcere va accuratamente organizzato. Non c’erano i tempi. Ne sono dispiaciuto. Saremo ben lieti di ospitarlo nelle forme adeguate. Io stesso spero di partecipare”.